Non bisognerebbe mai tirare troppo la corda. Ritorniamo alle sagge parole di un vecchio democristiano conosciuto un secolo fa: "Hai vinto? Non stravincere, porta male". Silvio ha sempre stravinto, anche quando ha perso, e questo ultimo governo ne era la manifestazione più lampante. Non si è accontentato? Ecco come va a finire. Dire sì a capo chino per tutta la vita è come dire sempre no, alla fine i vaffanculo si sprecano e restano le macerie. Accade che anche i più disponibili, a un certo punto, dicano basta e non sempre è una questione di palle, spesso vince lo sfiancamento e tutto l'amore si trasforma prima in disprezzo poi in odio. Silvio ha pensato (e il suo cerchio magico ha tentato di farglielo continuare a credere) che Angelino Alfano fosse tonto. Oddio, non è che andassero molto oltre il vero, però che 'O Schiattamuort fosse in grado di dire no al padrone, non rientrava nelle loro prospettive. Il fatto è che stavolta parlare di "traditori" è dura. Razzi, Calearo, Scilipoti e lo stesso De Gregorio, non erano (e sono) che mezzeseghe. Quando ad andarsene è il segretario del partito, il discorso è un altro e si può parlare di diversità profonda di linea politica. C'è da aggiungere che un ruolo non trascurabile nella decisione di staccare il cordone ombelicale da Silvio, l'abbia giocato la Chiesa. Il nuovo corso di Papa Francesco sta ribaltando gli equilibri che si erano venuti a creare con gli ultimi due pontefici. Il percorso di vicinanza al centrodestra iniziato da Ruini (epici gli scontri silenziosi con Romano Prodi), e proseguito con i cardinali Bertone e Bagnasco, aveva blindato il voto cattolico e il Berlusconi-Pantalone era diventato il faro a pagamento di un mare orfano della Balena Bianca. Con questo non vogliamo dire che Francesco sponsorizzi, nel segreto della stanze vaticane che per altro non frequenta, il Pd perché sarebbe una bestialità, ma i suoi continui richiami a una Chiesa militante che combatte contro i lussi e gli sprechi, qualche varco lo ha aperto. E che l'aria "politica" del rapporto fra i cattolici e Silvio fosse cambiata, lo si era già capito al Meeting di Rimini, dove LettaLetta aveva di fatto stretto un patto di reciprocità con i vertici di CL e Alfano era stato accolto con una ovazione: migliore benedizione (in tutti i sensi) alle larghe intese non poteva esserci. Piccolo particolare, il Celeste si è sentito abbandonato. E che Formigoni conti ancora molto dentro CL lo sanno tutti, anche i gatti bigi. Ci rendiamo conto, dopo aver appena sentito il senatore Naccarato a RaiNews24, che le conclusioni si tireranno alla fine. I numeri si conteranno fra qualche ora. Silvio lo sa benissimo, visto che i numeri lui non è abituato a contarli ma a comprarli.
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Il Pdl si spacca. Nessuna sorpresa, dentro non c'è niente. Sallusti a Cicchitto: "Vigliacco". Cicchitto a Sallusti: "Stalinista e porti iella".
Creato il 02 ottobre 2013 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Non bisognerebbe mai tirare troppo la corda. Ritorniamo alle sagge parole di un vecchio democristiano conosciuto un secolo fa: "Hai vinto? Non stravincere, porta male". Silvio ha sempre stravinto, anche quando ha perso, e questo ultimo governo ne era la manifestazione più lampante. Non si è accontentato? Ecco come va a finire. Dire sì a capo chino per tutta la vita è come dire sempre no, alla fine i vaffanculo si sprecano e restano le macerie. Accade che anche i più disponibili, a un certo punto, dicano basta e non sempre è una questione di palle, spesso vince lo sfiancamento e tutto l'amore si trasforma prima in disprezzo poi in odio. Silvio ha pensato (e il suo cerchio magico ha tentato di farglielo continuare a credere) che Angelino Alfano fosse tonto. Oddio, non è che andassero molto oltre il vero, però che 'O Schiattamuort fosse in grado di dire no al padrone, non rientrava nelle loro prospettive. Il fatto è che stavolta parlare di "traditori" è dura. Razzi, Calearo, Scilipoti e lo stesso De Gregorio, non erano (e sono) che mezzeseghe. Quando ad andarsene è il segretario del partito, il discorso è un altro e si può parlare di diversità profonda di linea politica. C'è da aggiungere che un ruolo non trascurabile nella decisione di staccare il cordone ombelicale da Silvio, l'abbia giocato la Chiesa. Il nuovo corso di Papa Francesco sta ribaltando gli equilibri che si erano venuti a creare con gli ultimi due pontefici. Il percorso di vicinanza al centrodestra iniziato da Ruini (epici gli scontri silenziosi con Romano Prodi), e proseguito con i cardinali Bertone e Bagnasco, aveva blindato il voto cattolico e il Berlusconi-Pantalone era diventato il faro a pagamento di un mare orfano della Balena Bianca. Con questo non vogliamo dire che Francesco sponsorizzi, nel segreto della stanze vaticane che per altro non frequenta, il Pd perché sarebbe una bestialità, ma i suoi continui richiami a una Chiesa militante che combatte contro i lussi e gli sprechi, qualche varco lo ha aperto. E che l'aria "politica" del rapporto fra i cattolici e Silvio fosse cambiata, lo si era già capito al Meeting di Rimini, dove LettaLetta aveva di fatto stretto un patto di reciprocità con i vertici di CL e Alfano era stato accolto con una ovazione: migliore benedizione (in tutti i sensi) alle larghe intese non poteva esserci. Piccolo particolare, il Celeste si è sentito abbandonato. E che Formigoni conti ancora molto dentro CL lo sanno tutti, anche i gatti bigi. Ci rendiamo conto, dopo aver appena sentito il senatore Naccarato a RaiNews24, che le conclusioni si tireranno alla fine. I numeri si conteranno fra qualche ora. Silvio lo sa benissimo, visto che i numeri lui non è abituato a contarli ma a comprarli.
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