Magazine Diario personale
E, in ognuna di queste feste, vi era una costante: vino dentro una bottiglia d'acqua.
Si andava a prenderlo in cantina per risparmiare. Gli studenti universitari son troppo poveri per potersi permettere un vino in bottiglia proveniente da un'enoteca seria. Noi, poveri pezzenti, andiamo a prendere 2L di vino a 1,5€ alla Marina, poi ci ubriachiamo.
E sempre a queste feste ho conosciuto un'infinità di persone. Dai grandi chitarristi scazzati, che per sentirli suonare bisognava mettersi in ginocchio, ai simpaticoni; dagli eterni ubriachi, agli sballoni incalliti in perenne ricerca di erba. E non sempre riuscivo a inquadrare queste persone. Se tu alla festa a prima vista mi sembravi un idiota, un inetto che non va preso in considerazione, magari il giorno dopo potevi diventare un mio grandissimo amico, e viceversa.
Su una cosa però non ho mai sbagliato: il vino. Quel vino è sempre stato, e sempre sarà, un vino di pessima qualità. Utile solamente a rincarare la dose di alcol dentro il tuo corpo a causa della birra (molto meno cara e più popolare). Ma se volete usarlo per accompagnare un pasto, quel vino non prendetelo in considerazione; al massimo potrebbe tornare utile per cucinare, ma anche lì ho i miei forti dubbi.
Poi da poco a casa mia ho visto una bottiglia di Levissima con all'interno il violaceo liquido. Considerando che i miei genitori non sono studenti universitari, ma neanche grossi proprietari terrieri da potersi permettere 1.000€ a bottiglia, mi son trovato un po' spiazzato. Ho pensato che magari quella bottiglia me l'ero portata a casa accidentalmente da qualche festa, o forse mia sorella, e allora, per non destar l'ira di padre e madre, ho lasciato soprassedere l'evento.
Finché a pranzo ecco far capitolino a tavola l'incriminata bottiglia.
Dev'essere loro per forza, penso, e così anche io mi verso nel bicchiere il nettare degli Dei; e tra un boccone e l'altro, mando giù qualche sorso per rinfrescare la gola.
Meraviglia, incanto del palato, un vino che mi aspettavo fosse lo scarto di chissà quale botte si rivela una delizia, una splendida sorpresa insomma. Al che, con ancora lo stupore impresso negli occhi, e soprattutto tra le papille gustative, domandai a mio padre.
«Ma questo vino? Buono! Da dove viene?»
«Me l'ha dato Emilio, le sue vigne sono alcune di quelle che usa Argiolas per fare il Turriga».
E così, beato e felice, ho continuato a banchettare con vino da minimo 70€ dentro una bottiglia di acqua Levissima per giorni e giorni, finché quei 60L presi da mio padre non son terminati.
E mi son sentito un po' come quando il giorno dopo una festa incontro il chitarrista, il simpaticone, l'eterno ubriaco o lo sballone, e su di loro cambio prontamente idea.
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