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Anch'io, come Serra, sono un «patetico moralista» in questo caso. Ma non tanto contro i biechi protagonisti di questo «prestito infruttuoso», bensì contro coloro i quali saranno pronti, alle prossime elezioni, a votare il partito che candiderà Berlusconi e Dell'Utri (contro questi ultimi due sarei tanto più volentieri giacobino che moralista).Detto questo, non sono d'accordo con Serra quando scrive che il denaro «è la misura del lavoro, del sudore e del talento, di quanto ognuno di noi sa e può fare per rendersi utile alla società». In primo luogo perché è un pensiero classista che permette, alla classe dominante, di nascondere lo scandalo delle disparità sociali dietro il paravento del merito, giacché col solo lavoro sono in pochi, pochissimi ad avere restituito per intero il valore del loro sforzo, ovvero a diventare ricchi - e di costoro gran parte andranno, col loro sudore e il loro talento, a far crescere e a proteggere (nelle più svariate forme di servilismo) il denaro di coloro che sono ricchi senza aver mai lavorato, anzi: quest'ultimi sono ricchi proprio perché sfruttano appieno il lavoro altrui; in secondo luogo, trovo l'affermazione di Serra velatamente autocelebrativa: non nego che egli sia un ottimo editorialista (uno dei migliori, senza dubbio) e che il riconoscimento economico che ne deriva sia ben guadagnato; tuttavia, egli riconoscerà che anche per quanto riguarda la sua categoria, la selezione basata sul lavoro, sul talento e sul sudore è veramente limitata, basta vedere due dati: il familismo (figli, nipoti, parenti di vario grado di giornalisti diventano facilmente giornalisti); l'inamovibilità: una volta raggiunta la posizione di privilegio, anche se col tempo qualcuno si arrugginisce, questi continua a occupare la sua posizione nonostante numerosi talenti sudati alle spalle meritino di più.
Comunque, nonostante tutta questa mia tirata che va a cercare il pelo ne L'amaca, lo scandalo del prestito dei due «asociali» resta, enorme, anche qualora risultasse (come risulterà) legalmente lecito.Va ricordato, però, che se invece di farsi prendere dall'onda dell'emergenza spread dello scorso dicembre (o novembre e chi si ricorda più) e di eleggere il governo Monti, se si andava a votare c'erano più speranze di vedere Berlusconi spacciato politicamente. Anche questa storia del semipresidenzialismo col cazzo che sarebbe stata approvata dalla peggiore legislatura della repubblica. Eppure era così facile da capire: bastava volere l'esatto contrario di quello che volevano coloro che avevano governato fino ad allora. E invece hanno votato allo stesso modo di Cicchitto, Gasparri e Quagliarello (e smetto, che mi cresce la salivazione).
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