Sulla banchina, un gruppo disordinato di viaggiatori sta aspettando il treno, quando l’altoparlante con la sua voce monotona annuncia che è in ritardo di quindici minuti. Le reazioni sono molteplici: c’è chi si rassegna e continua a leggere il libro, chi ne approfitta per andare a fare colazione al bar, chi si attacca al telefono per coordinarsi con i colleghi, con la mamma, con la tata, chi inizia a demolire l’architettura delle sfere celesti… e poi c’è il pendolare computazionale. Apparentemente, anche lui è scocciato dell’inconveniente, ma, sotto sotto, prova una sottile soddisfazione…
Ma cerchiamo di conoscerlo meglio. Innanzi tutto il pendolare computazionale, quando viaggia, non si limita a farsi trasportare da un posto a un altro, ma osserva e raccoglie dati. Ha tipicamente una formazione, anzi, direi piuttosto una conformazione di tipo tecnico-scientifico, una passione smodata per tutto ciò che riguarda i numeri, la tecnologia, ma anche gli enigmi e i misteri. Pur non avendo direttamente competenze nel campo della gestione del traffico ferroviario, conosce a menadito gli orari, gli scambi, le coincidenze di tutti i treni che percorrono la linea che lo interessa, o, per lo meno, di quelli che viaggiano negli intervalli temporali del suo pendolarismo. Ama scovare e riconoscere gli schemi e le sequenze nascosti negli eventi di tutti i giorni. Nel suo quotidiano viaggio per andare al lavoro, sa perfettamente in che punto il suo treno incrocerà quelli provenienti dalla direzione opposta, dove e quando deve rallentare o fermarsi, a che binario arriverà, l’ora e il minuto di ognuna delle sue fermate intermedie.
Una volta scoperti tutti questi disegni nascosti ai più, che evolvono dinamicamente, ma che si ripetono identici a se stessi, giorno dopo giorno, il pendolare computazionale però perde interesse, si annoia. Ed è per questo che, quando si presenta una perturbazione fortuita (beh, fortuita… mica tanto, sono ahimè anche troppo frequenti), gli si illumina lo sguardo: deve ricalibrare tutto il modello, ha finalmente la possibilità di applicare i propri algoritmi predittivi e le inferenze che ha sviluppato e perfezionato nel corso degli anni, e soprattutto può verificarne direttamente l’affidabilità.
Ogni giorno, arriva alla stazione esattamente cinque minuti prima della partenza del proprio treno (ci si potrebbe rimettere l’orologio, da quanto è preciso) e inizia a osservare attentamente il tabellone.
“Dunque, se il treno x in arrivo al binario y ha tot minuti di ritardo, visto che il mio treno ha a sua volta √tot minuti di ritardo, lo dovremmo incrociare teoricamente tra la stazione β e la stazione λ, invece che nella stazione λ. Dato però che il tratto tra β e γ è a binario unico e non ci possiamo scambiare, dobbiamo aspettare (tot-√tot) minuti nella stazione β”.
Quando, nella stazione β, il suo treno effettivamente non ripartirà, in attesa dell’altro per lo scambio, inizierà a cronometrare il tempo di fermata per verificare le proprie ipotesi.
L’avvento degli smartphone e delle app che forniscono lo stato dei treni con approssimazione notevolmente migliore dei tabelloni delle stazioni, ha arricchito gli input degli algoritmi del pendolare computazionale con nuovi dati e gli ha permesso altre interessanti elucubrazioni.
“Allora, il treno che sto aspettando è stato rilevato sette minuti fa nella fermata ω, dato che tra qui e ω in media impiega sei minuti, tra un minuto dovrebbe arrivare, a meno che non abbiano fatto partire prima dalla stazione δ il treno in direzione opposta, in quel caso…”
Cosa c’è di meglio di un pendolare computazionale? Ovviamente, due pendolari computazionali che ingannano l’attesa sulla banchina, discutendo e confrontando le proprie teorie. Di solito lo scambio di opinioni continua anche sul treno, coinvolgendo spesso e volentieri i pendolari vicini e il capotreno, con reciproca soddisfazione tra l’altro: i primi hanno infatti la possibilità di carpire dal personale tecnico altre informazioni e dati per le loro statistiche, il secondo ha finalmente la possibilità di scambiare con i passeggeri qualche parola in più rispetto al solito “Biglietto, prego”.
©www.vitadapendolare.wordpress.com