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Il pensiero telefilmico: Sherlock

Creato il 31 marzo 2011 da Stregonestregato @ppstronzi
Sì lo so, il pensiero telefilmico è abbastanza tremendo come nome per una rubrica; ma davvero, ci ho pensato un po' in questi giorni e non me ne è venuto uno migliore, quindi ce lo teniamo, orrendo com'è.
In queste settimane ho visto un nuovo serial di produzione inglese, Sherlock.
Il pensiero telefilmico: Sherlock
Devo dire che nella terra anglosassone, i serial tv sono sempre parecchio interessanti e quasi quasi mi attirano di più di quelli sputtanati americani che ormai partono da sceneggiature accattivanti e poi evolvono senza capo ne coda a seconda dei gusti del pubblico.
Sherlock è una miniserie di tre episodi, andata in onda sulla BBC quest'estate, ed è ispirata al celebre personaggio inventato da Sir Arthur Conan Doyle.
C'è da dire che io sono sempre stato un grande fan dei romanzi gialli: nella mia prima adolescenza ne ho letti a bizzeffe, compreso Ellery Queen e Agatha Christie. Di quest'ultima, poi, ho letto praticamente tutto, amando alla follia il suo Hercule Poirot; ma allo stesso tempo ho letto e riletto le avventure di Sherlock Holmes, affascinato dalle capacità deduttive di questo personaggio e del suo magnetismo.
Quando ho scoperto grazie ai miei colleghi dell'esistenza di questa serie mi sono subito precipitato a vederla.
Giudizio? Una delle cose migliori che abbia visto negli ultimi tempi.
Sherlock è un adattamento contemporaneo dei personaggi e dei racconti immaginati da Conan Doyle, in cui i canovacci originali si amalgamano perfettamente ai nostri giorni ottenendo un risultato molto particolare ed interessante. Il protagonista, Sherlock, è un mezzo psicotico algido e sociopatico che non fuma pipe ma ha il corpo pieno di cerotti anti-nicotina, molto probabilmente omosessuale, che oltre alla lente di ingrandimento utilizza il web, i blog, gli smart phone e tutte le diavolerie tecnologiche di cui siamo invasi. L'attore che lo interpreta, Benedict Cumberbatch, è poi perfetto per questo ruolo. Recitazione veloce, asciutta, occhi felini e magnetici che comunicano tutta la follia del suo personaggio oltre alla grande genialità. Oltre ad essere un perfetto englishman.


Il pensiero telefilmico: Sherlock

Il pensiero telefilmico: Sherlock
Sherlock reputa quasi tutti gli esseri umani degli idioti, soprattutto perché riempiono le stanze del proprio cervello di informazioni inutili e superficiali, evitando dettagli e ragionamenti davvero interessanti. Inoltre è un drogato del pericolo, del rischio, delle sfide. Vuole sempre mettersi alla prova e vincere ogni sfida alla sua mente geniale. E' attratto da Watson (interpretato da Martin Freeman) solo perché dentro di sé il buon dottore condivide l'amore e il bisogno del rischio, unica cosa che ormai lo fa sentire vivo da quando è tornato dalla guerra in Afghanistan a cui ha preso parte come medico militare.
Il pensiero telefilmico: Sherlock
Interessantissimo, inoltre, l'uso che si fa del testo grafico nella serie. Spesso i pensieri di Sherlock, incomprensibili ai più, sono palesati da testi che compaiono sullo schermo quasi come ci si trovasse a leggere un fumetto, in modo da rendere più chiaro e comprensibile lo svolgersi dell'azione spesso complicata e dal ritmo serrato. E poi, ragazzi, l'altra protagonista: Londra. Ci sono delle vedute di questa città da togliere il fiato, soprattuto per chi, come me, ci ha vissuto un tot di tempo e ne conosce a menadito tutti gli angoli e le sue magie.
Il finale di Sherlock poi è apertissimo, questo perché la serie verrà continuata con altri tre mini episodi che dovrebbero andare in onda questo autunno. Anche perché spero che l'arrivo di Moriarty, storico nemico di Sherlock, sia solo l'inizio di una lunga sfida tra i due.

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