
No, dai. In verità questo piccolo libro parla d'amore, non di cretini. Solo che ne parla in mille modi, mostra talmente tante scenette, che i protagonisti, in un certo senso, si dimostrano davvero dei cretini.Forse perché in amore lo siamo tutti?Nessuno ha mai quello che vuole. Nessuno riesce a ottenerlo davvero. E tutto quello che era idilliaco non lo è più. E tutto quello che potrebbe esserlo non viene agguantato.

Monzó è uno cinico.Io me lo immagino seduto a un tavolino di un bar. E' una bella giornata, quindi è seduto all'esterno, proprio lungo il marciapiede. E mentre si fa i fatti suoi osserva tanti piccoli frammenti di vita e li trascrive.Sì, frammenti. Perché ogni racconto dura circa tre paginette, ma sono paginette di quelle piccole.Eppure, pur nella loro brevità, sono delle staffilate. Tagliano come coltelli d'alta cucina e fanno sanguinare, perché in almeno una di queste tante fotografie di coppie, almeno un poco, ci si ritrova.E ci si sente cretini.

Monzó è uno scrittore irriverente, che fa ridere senza utilizzare battute, semplicemente mostrando la realtà. E siccome la vita ci sembra sempre troppo breve, pure lui gioca sulle piccole (anzi piccolissime) distanze. E come la vita è intensa, pure i suoi racconti sono forti, audaci, implacabili.Sì, ecco. La sua scrittura è implacabile. Non fa differenze. Colpisce tutti.E tutti, per essere meno cretini in amore, dovrebbero leggere questo minilibro. Ecco.