Magazine Spiritualità
In un post precedente di settembre avevo affrontato a volo d'uccello l'argomento del perfezionismo. Per quanto ce lo ripetiamo, abbiniamo il concetto di santità con quella del perfezionismo. È difficile da sradicare dal proprio cuore eppure è un passo necessario per santificarsi, affrontare con serietà un cammino cristiano liberi da ogni condizionamento. Facile dire, difficile da fare... Eppure il cuore non deve avere più questi confini che lo limitano nello spazio e nel tempo. Ciò che affligge maggiormente il perfezionista è lo sbaglio. Colui che è perfezionista ha il lato buono di essere molto sensibile e quindi non accetta un proprio sbaglio. Esso diventa uno scoglio abbastanza grande da superare. Dovremmo ricordarci più sovente della Parabola del Figliol Prodigo o della pecorella smarrita. È vero che il problema principale del “mondo cristiano” è aver abusato del concetto di misericordia cancellando così pericolosamente quello del peccato, anche questo fondamentale nella vita del cristiano, però è anche vero che non bisogna intendere la santità come perfezionismo... Santità è lasciar vivere l'amore perfetto di Dio in noi, con ardore e intensità, anche di fronte ai propri sbagli. È basilare questo perché è l'anticamera del perdono reciproco. I nostri sbagli ci scandalizzano, mettono freno alla nostra corsa verso la vita eterna, in poche parole ci paralizzano.