Ci siamo. Di nuovo domenica. E nuova discussione sui gusti della letteratura, o della non-scrittura.
Prendo spunto dalla mail di un’amica che, non bastassero i complimenti che m’ha fatto in tutti questi mesi, se n’è uscita così: “Secondo me, Hell (il personaggio) sarebbe perfetto per una serie a fumetti.”
Ok, lungi da me negare o avallare quest’ipotesi, anche perché sono anni che non vado troppo dietro ai fumetti e perché sì, è vero che sono un megalomane disgraziato e senza buone maniere, ma non sono ancora arrivato a tali vette di superbia. Non ancora, ripeto…
Ma…
quella frase mi ha dato uno spunto per una nuova riflessione.
La domanda (non l’unica) è: quali sono le qualità che fanno il personaggio?
Tutte le storie ne hanno almeno uno, lo sappiamo. Ci sono protagonisti e antagonisti.
Spesso costoro sono asserviti all’intreccio, alla qualità della storia. Eppure alcuni spiccano più degli altri, e diventano leggenda. Perché?
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I miei esempi li trovate nel Pantheon, tra quelli elencati sono le figure fittizie, inesistenti se non in ambito cinematografico.
Ash, Jack Burton, Christine sono per me, personaggi perfetti. Da ricordare.
Hanno buone qualità, sì, ma non li definirei positivi. In molte occasioni, nel breve tempo loro concesso, quell’ora e mezza circa di pellicola, si dimostrano opportunisti, egoisti, crudeli, menefreghisti, strafottenti e spacconi. Nella realtà, tipi così li prenderei a calci e non li vorrei avere vicino. Ma nel loro contesto io li adoro.
Costoro, con la loro vitalità e il loro caratteraccio, superano gli stretti limiti imposti da una sceneggiatura che, di solito, presa per ciò che è, analizzata e resa schematica, risulta essere una storiella senza troppe pretese, alle volte una vera e propria fiaba radicalizzata.
Eppure funzionano. Almeno per me, perché, lo so, alcuni di voi non li possono sopportare.
Un personaggio dei fumetti o dei telefilm, visto che entrambi i metodi di narrazione sono strutturati sulla serializzazione, rivelano manie ben evidenti, modo di vestire ripetitivo (nei fumetti indossano una divisa, che può essere anche sempre lo stesso completo a giacca, come per Dylan Dog), schemi mentali pregressi che li portano a primeggiare sugli antagonisti e sugli stessi co-protagonisti (leggasi Gregory House). Schematismo alla millesima potenza. Negativo, dal punto di vista letterario, perché appiattisce la meraviglia. Si sa già che nulla potrà capitare al protagonista, pena la chiusura della testata a fumetti o del telefilm, ma i risultati e il gradimento, quelli ci sono sempre. Proprio perché il personaggio spicca anche sul proprio contesto rendendolo, di fatto, superfluo.
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Il mio personaggio ideale deve essere scevro da ogni retorica, deve avere un carattere forte, non per forza dominante, ma che risalti nel mucchio. Deve diversificarsi per il modo di pensare; deve essere strafottente, forte, caparbio, inarrendevole. E, soprattutto, deve compiere scelte che, di volta in volta, appaiano razionali, più che dettate dal sentimento. Questo non vuol dire che debba essere solo cinico, freddo e calcolatore, ma che deve evitare di essere schiavo delle emozioni.
Deve allontanarsi dall’archetipo, pur entrandone a far parte, sebbene in sfumature più complesse.
Riallacciandomi alla considerazione iniziale, e considerando ciò che ho scritto e come l’ho scritto, ho dato vita all’immagine di un tizio (Hell) che:
a) ama una sola donna, come un cavaliere medievale (nella finzione epica)
b) veste sempre alla stessa maniera, abbigliamento da montagna
c) usa un solo tipo di arma, il fucile
d) è egoista, egocentrico e opportunista, ma per lei, per proteggerla, si fa massacrare
e) è uno che si ammira, è vero, ma che difficilmente si vorrebbe accanto, come amico
f) ha una morale non immediatamente inquadrabile e forse neppure condivisibile
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E allora è vero che finora ho scritto un fumetto? Così sembrerebbe. In pratica non ho fatto altro che applicare la mia forma mentis e i miei gusti a una storia letteraria; il trucco è che lì dentro, in Hell, ci sono anche io. Il ché mi porta a considerare che forse i fumetti e i romanzi non sono così distanti dalla realtà come i detrattori sostengono. Non sono proprio stronzate, come vogliono farci credere da sempre.
E voi scrittori, scribacchini e lettori di sorta, gradite di più la storia o una personaggio? E in questo secondo caso, qual è il vostro personaggio preferito? Quali caratteristiche deve avere perché si faccia amare o odiare?
Tell me.