Non è mai troppo tardi, si chiamava il programma del maestro Manzi. E che non è davvero mai troppo tardi ce lo insegna la storia di James Arruda Henry - un nome che se non è uno pseudonimo può essere solo o di un grande scrittore o di un grande poveraccio.
Figlio di disgraziati immigrati dalle Azzorre, solita storia di alcolismo e miseria in famiglia, James fu costretto a lasciare la scuola ad appena 8 anni. Il suo futuro poteva essere solo la fatica per mare, che non esige confidenza con quegli strani sgorbi di inchiostro. Per una vita intera si vergognò della sua ignoranza e la nascose anche ai famigliari. Riuscì a mantenere il segreto, in un modo o nell'altro. Per esempio al ristorante, quando aspettava che gli altri leggessero il menù per poi ordinare la stessa cosa.
Solo quando la moglie si ammalò, passati i 90 anni, James dovette chiedere aiuto alle figlie, rivelando il suo segreto. E da lì è cominciata un'altra storia.
Pare che si sia deciso a studiare dopo aver ricevuto da un nipote il libro che raccontava la storia di uno schiavo nero che aveva imparato a leggere e scrivere a quasi 100 anni. E se è così questa è anche la storia di un libro che raccontando una storia "impossibile" ne rende "possibile" un'altra.
E questa è la storia di James Arruda Henry, autore del libro A Fisherman's Language, da non confondere con Henry James, lo scrittore. O forse sì.
James Arruda Henry, di Mystic, costa del Connecticut. Mystic, altro nome che forse non è solo una combinazione.