è che ti accorgi della strada mentre la fai, ogni scricchiolìo sotto la suola della scarpa ti segnala un terreno di un tipo o di un altro, un legnetto secco calpestato, un sasso. poi trovi una piccola pozzanghera che lascia una macchia sulla punta, ti dici accidenti, andrà via, no, la risposta è no, non andrà via, si scolorirà, si asciugherà, da lontano non si vedrà nulla. ma un orlo, un sottile orlo chiaro frastagliato, segnerà per sempre quel preciso passo.
cammini e la terra che calpesti è già terra calpestata, puoi non lasciare orme visibili, se il terreno è arido, solo grumi di argilla secca schiacciati, quale filo d'erba disteso, poco altro. se ha piovuto da poco invece, le orme rimangono, impronte di qualche centimetro più basse, e quello spazio dalla linea di terra, da dove parte tutto il mondo verticale, è lo spazio del tuo peso. la terra lo sa, quel piccolo spazio è il peso di un uomo. il peso di un cammino, che affonda là dove il suolo è umido e impregnato d'acqua del cielo. il peso di uno sforzo per andare avanti, mentre il piede si rialza e si porta avanti, un po' sporco di fango, verso un terreno poco più in là ancora non occupato, non vissuto, apparentemente pulito.