Tanto irritante quanto socio-antropologicamente curioso e degno di studio, l’arsenale di idiozie messo in campo dal qualunquismo popolare durante occasioni e ricorrenze quali il Primo Maggio. Ogni anno si ripete lo stesso spettacolo, rutilante di nulla: tutto va male e tutto andrà male. Ovviamente, come nelle migliori tradizioni del disfattismo nazionalpopolare, si evoca ed invoca un passato mitico ed aureo che, vorrei chiedere a costoro, in quale epoca troverebbe collocazione, dato il carattere sempiterno e costante di questo “inverno nucleare” sociale ed economico. Ps. Il pessimismo viene visto come un “must”, prova ed attestato di intelligenza, capacità di scavo ed allergia sensoriale. È, invece, l’esatto contrario, come lo sono tutti gli estremismi e gli arroccamenti aprioristici. Al suo nulla segue il vuoto della non-proposta, in una costante opera e prassi di modaiola lamentazione.