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Il petrolio italiano (la vicenda delle notti al Colosseo)

Creato il 14 maggio 2014 da Funicelli
Quante volte lo abbiamo sentito dire che bisogna valorizzare i nostri tesori dell'arte?
Ecco, la vicenda delle aperture notturne del Colosseo che non si possono fare perché non ci sono custodi, è uno spaccato del sistema di gestione dei beni culturali.
I dipendenti pubblici si lamentano di essere pochi e mal pagati e possono dire di no.
I dipendenti del privati, che gestiscono queste strutture a fianco del pubblico, nemmeno possono lamentarsi.
Ognuno si farà la sua idea, ma tutto questo succede nel paese dove si tollerano sprechi, corruzione, doppi incarichi, e poi i soldi per stabilizzare i dipendenti o per aumentarne lo stipendio non si trovano mai
L'articolo di oggi del Fatto quotidiano di Alessio Schiesari

Chiuso per notte dei musei
IL COLOSSEO, IL SITO PIÙ VISITATO IN ITALIA, “SALTA” IL 17 MAGGIO. MANCANO I CUSTODI, EPPURE IL SABATO È SEMPRE APERTO
di Alessio Schiesari
"Buonasera, è possibile prenotare una visita notturna per sabato?”. “No, mi spiace. Questo sabato c’è la Notte dei musei, quindi il Colosseo rimane chiuso”. Per replicare quest’assurda conversazione basta chiamare il centralino che gestisce i servizi all’interno dell’Anfiteatro Flavio, più conosciuto come Colosseo. La notte dei musei è un evento europeo che si svolge una volta l’anno. L’idea è semplice: un sabato di primavera, quest’anno il 17 maggio, i siti culturali restano aperti fino a mezzanotte e, per il biglietto, i visitatori pagano un prezzo politico, solo un euro. Per aprire i siti museali però c’è bisogno di qualcuno che sia disponibile a lavorare di sera. In tutta Italia, da Venezia a Pompei, non è stato un problema. Ma al Colosseo, il sito culturale più visitato del Paese, la situazione è diversa: “Non abbiamo trovato cinque lavoratori volontari”, ha spiegato ieri mattina il ministro alla Cultura, Dario Franceschini. E, stando a quanto stabilito dagli accordi sindacali, per queste aperture straordinarie non è possibile usufruire di risorse esterne. Quindi, a meno che non si trovino soluzioni in extremis, sabato i cancelli rimarranno chiusi.
EPPURE le aperture notturne al Colosseo sono la norma: dal 24 aprile al 2 novembre l’Anfiteatro rimane aperto fino a mezzanotte ogni giovedì e sabato sera. L’unica eccezione, che si ripete ogni anno, è in occasione de La notte dei musei, cioè proprio quando anche chi non ha a disposizione grandi risorse potrebbe approfittarne. Per accedere alle normali visite in notturna organizzate dalla concessionaria privata, Mondadori Electa, i visitatori pagano un biglietto di 20 euro, più altri 5 di prevendita. Con l’evento organizzato dalla concessionaria i custodi statali percepiscono 88 euro lordi in cambio di quattro ore di lavoro. Il salario per le aperture serali decise dal ministero, cioè quello che sarebbe stato applicato il prossimo sabato, è molto simile: 80 euro. Ma i custodi non ne vogliono sapere di cambiare idea. Claudio Meloni, responsabile beni culturali della Cgil, spiega il perché: “In queste occasioni si paga solo un euro, quindi è prevedibile un grande afflusso. Per ragioni di sicurezza i lavoratori preferiscono quindi non tenere aperto”. Eppure la pratica delle aperture notturne ha origini antiche: già pochi anni dopo l’inaugurazione dell’Anfiteatro, nel primo secolo dopo Cristo, Domiziano organizzava spettacoli gladiatorii che duravano fino a notte fonda.
Ieri, politici di ogni colore hanno proposto la loro personale soluzione. Stefano Pedica, della direzione Pd del Lazio, pur di salvare il monumento (e portare a casa un lancio di agenzia) si è detto disposto a immolarsi: “Do la mia disponibilità a Franceschini per fare il custode volontario per il turno dalle 20 alle 24”. Il sottosegretario alla Giustizia che piace a Berlusconi, Cosimo Maria Ferri, ha perfino proposto di usare i carcerati come custodi: “Si potrebbe ricorrere al lavoro di pubblica utilità previsto per i condannati nei processi penali”. Parole al vento, inapplicabili. Per risolvere il problema basterebbero dei contratti diversi.
ALL’INTERNO del Colosseo lavorano una cinquantina di persone. Venti sono dipendenti delle società concessionarie (Mondadori Electa e CoopCulture) e si occupano di (quasi) tutto: biglietteria, controllo accessi, negozio interno, distribuzione audioguide, visite guidate, call center. I dipendenti della Soprintendenza hanno in carico solo la vigilanza e sono 29. Almeno sulla carta. Ieri pomeriggio, secondo quanto spiegato dagli stessi custodi, a fare vigilanza c’erano “non più di sei o sette dipendenti”. E gli altri? “O in altri uffici, o in ferie”. Tutt’altra vita quella dei lavoratori privati. A loro nessuno ha chiesto se sabato vogliono lavorare: è previsto dal contratto, non hanno scelta. La maggiorazione di stipendio è di pochi euro, “a differenza dei ministeriali che prendono quasi il doppio”, spiega un ragazzo sulla trentina che lavora alla biglietteria. Non solo: “Quando i custodi hanno in programma un’assemblea sindacale o uno sciopero, a noi tocca restare al nostro posto anche se il Colosseo è chiuso. Ci dicono che potrebbero revocare l’agitazione, quindi dobbiamo essere pronti”.
Anche i dipendenti statali però si lamentano: “Nei fine settimana, quando al Colosseo entrano più 20 mila persone, in servizio siamo solo in quattro o cinque. È un lavoro difficile, i visitatori se la prendono con noi perché facciamo rispettare le regole. La settimana scorsa una turista francese si è messa a gridare che l’Italia è un casino, che qui non funziona niente”. Difficile darle torto.

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