L'andamento di molte materie prime è condizionato, direttamente o indirettamente, dalle quotazioni del petrolio. E in questi giorni la discesa del petrolio al di sotto dei 100 dollari è suonato come un campanello di allarme per molti investitori.
Il petrolio greggio, con consegna novembre, ha toccato i 99,22 dollari per barile, mentre il West Texas Intermediate (petrolio), con consegna a dicembre, è sceso a 99,68 dollari per barile.
A causare la discesa dell'oro nero sono stati gli aumenti delle scorte americane che una relazione della Energy Information Administration ha quantificato in 4 milioni di barili.
In aumento anche i dati che arrivano dalla Cina,che parlano di scorte in crescita e giunte ai livelli più alti dal gennaio 2010.
Ma anche altri fattori hanno contribuito alla debacle: le manutenzioni stagionali delle raffinerie, i negoziati tra Iran e Nazioni Unite sul nucleare e le dichiarazioni dell'OPEC circa gli approvvigionamenti di petrolio ritenuti adeguati e tali da mantenere l'equilibrio tra domanda e offerta mondiale.
In genere quando il prezzo del petrolio scende, non è mai una buona notizia per gli investitori. Ma la rottura della soglia dei 100 dollari, avrà pesanti ripercussione sugli investitori che adesso stanno pensando a come proteggersi da ulteriori ribassi del petrolio.