Visto in DVD.
Tratto da un’opera di Schnitzler il film segue dieci persone nei loro incontri amorosi che si susseguono li uni con gli altri in una sorta di staffetta del piacere.
Sorretto da un cast magnifico, la trama tende a mettere a nudo le ipocrisie, le false ingenuità ed i sotterfugi messi in atto per rendere decoroso l’atto sessuale, circondandolo di falsi affetti, falsi amori, false promesse e un girotondo di usi e costumi. Ironicamente poi sembra che tutti gli uomini siano indirettamente collegati da una serie di rapporti.
Su tutto però vince la forma e la regia.
La forma è sorretta da un deus ex machina invadente e onnipresente che conduce i giochi, spiega le relazioni e , manda avanti il girotondo. Questo deus si muove tra i personaggi e tra le scenografie smascherando le finzioni, compresa quella cinematografica. Stupendo l’inizio in cui il conduttore del gioco passeggia in un teatro di posa, davanti ad un palcoscenico e tra il set cinematografico cercando di spiegare che cosa rappresenti lui stesso (per non parlare della scena in cui tagli la bobina durante la scena d’amore tra l’attrice e il conte canticchiando la parola “censura”).
La regia è quella ophulsiana classica ormai sbocciata, con una serie di piani sequenza più o meno vertiginosi, ma tutti delicati abbastanza da risultare invisibili se non si presta attenzione. Ophüls disegna una serie di scenografie in base ai suoi movimenti di camera e non il contrario. Ogni storia poi presenta qualche particolarità stilistica, qualche tentativo di inquadratura originale; attraverso dei fori, attraverso dei tessuti, con inquadrature sghembe, con il paragone con le portate del ristorante, attori che guardano e parlano in camera, ecc…
Un film godibile sotto ogni punto di vista, che appaga anche chi cerca l’originalità.