Merton voleva fare il pianista.
Sai quel lavoro non considerato lavoro? Precisamente.
Ma Merton aveva dalla sua il fatto di essere americano.
Che essere americano, di per sé, non è certo un vantaggio: tendi ad ingrassare e pensi che al di fuori dell’America ci sia solo qualche isola inzuppata nell’oceano.
In compenso hai un’arma potentissima: la superficialità.
Così Merton posiziona un piano davanti un computer e inizia a improvvisare di fronte a una webcam per un sito chiamato Chatroulette.
Dall’altra parte dello schermo guardoni che scelgono a colpi di click un perfetto sconosciuto con il quale parlare.
Ma Merton non era lì per parlare.
Era lì per fare il proprio lavoro.
Immagino che per un pianista non sia il massimo suonare per una specie di video-chat di scambisti.
Ma per fortuna: l’America.
Di fare brutta figura con amici e parenti, a Merton, non interessava.
Di favorire gratuitamente uno sconosciuto, ai centinaia di blogger che fecero una recensione sull’onda dell’entusiasmo, non fregava nulla.
Di essere considerati stupidi, ai ragazzi presi in giro nei video, non importava granché.
Due anni e 10 milioni di visite dopo, mi iscrivo al suo canale youtube, guardo i suoi show in diretta.
Acquisto il suo primo singolo su iTunes, chiudo gli occhi; fammi sentire cosa sai fare con quel piano, ragazzo.
Ringrazio l’America e la sua superficialità.
Senza pesi sulle spalle riesci a volare più in alto di tutti.