Il piano B di un elettore di sinistra

Creato il 15 agosto 2012 da Veritaedemocrazia
Dovevo una risposta al caro amico Giandiego Marigo, insostituibile co-autore di questo blog, e al suo post, credo ispirato da un articolo dell'ottimo Ilvo Diamanti, nel quale rimproverava gli elettori che sono ancora in attesa, a suo parere illudendosi, dell'autobus della sinistra mentre ce n'è uno bello e pronto, quello di Grillo, attraverso il quale è già ora possibile promuovere l'idea di una reale alternativa, un'opposizione radicale al sistema dominante, con un linguaggio nuovo e non convenzionale, facendo tabula rasa di vecchie nomenklature partitiche e di consunti rituali che consentono ai soliti professionisti della politica di monopolizzare, per cogliere l'ennesima occasione di riciclarsi personalmente, le istanze di rinnovamento che nascono dal basso. Premetto che non ho preconcetti verso Grillo perché è proprio attraverso Grillo (e Travaglio e Di Pietro che in qualche modo ne condividono la stessa visione politco-culturale) se ho scoperto in età avanzata, io che non ho un vissuto di partecipazione attiva a partiti e movimenti, la voglia e la possibilità di 'fare politica' sia pure da rivoluzionario da tastiera o come è stato definito ironicamente come membro degli indivanados.
Non condivido affatto chi liquida il Movimento 5 Stelle come una nuova forma di populismo e di qualunquismo, qualcosa di più simile alla Lega e alla destra piuttosto che un tentativo, ideologicamente e sociologicamente complesso, di dare nuova linfa e concretezza al bisogno dei cittadini di determinare la gestione della cosa pubblica. Sono convinto che gran parte di coloro che hanno scelto l'autobus di Grillo abbiano in comune con chi si ostina a dichiararsi di sinistra la stessa meta e gli stessi obiettivi: la rifondazione della democrazia, perseguire la difesa dell'ambiente, la legalità, la giustizia sociale, la libertà. Però nel contempo non ritengo giusto e opportuno abbandonare la polarità destra-sinistra. Si tratta di idee simbolo, di bandiere, di magliette di cui credo abbiano bisogno le persone semplici quale io sono per potersi schierare e posizionare nel campo di battaglia della politica. So che proprio per questa caratteristiche si prestano ad essere strumentalizzate e a diventare, attraverso il meccanismo delle appartenenze e del tifo acritico, il cavallo di troia con cui fare accettare – così come fanno Bersani e Vendola - il contrario di ciò che dovrebbero rappresentare. Ma può esistere la lotta politica se non come contrapposizione tra due o più visioni ideologiche, tra la rappresentanza di due o più blocchi sociali? Può la partecipazione alla politica dei cittadini fare a meno di visioni del mondo, di progetti di società, di analisi dei rapporti di forza economici e sociali che determinano le scelte di governo? E se ciò è vero come è possibile rinunciare, senza creare confusione e fraintendimenti, alle idee simbolo di destra e sinistra (almeno fino a quando non ce ne saranno altre in grado di sostituirle)? Oppure deve valere il principio che tutti indistintamente – lavoratori, disoccupati, imprenditori, poveri o ricchi - possiamo di volta in volta, secondo buon senso e opportunità contingente, schierarci da una parte o dall'altra su di un singolo problema concreto? Sta qui, a mio avviso, il limite principale del Movimento 5 Stelle: se si rinuncia a interpretare la realtà del mondo che ci circonda come la risultante dell'organizzazione economica in cui il vero potere è detenuto da chi muove i fili della finanza e dell'industria e può scegliere cosa produrre, come produrre, quanto produrre e quanto redistribuire tutte le proposte e le iniziative di cambiamento resteranno allo stato delle pie intenzioni. Limite che si accompagna, forse non casualmente, alla forma partito del Movimento 5 Stelle che accanto all'ampia circolarità, orizzontalità, scalabilità delle organizzazioni locali vede il monopolio dell'indirizzo politico generale nelle mani di Beppe Grillo, espresso mediante il suo blog, senza l'ausilio e la compartecipazione di organi collegiali democraticamente eletti, senza congressi, senza che sia concesso a militanti e simpatizzanti di poter votare al riguardo. Venendo allo specifico delle contingenze elettorali, fermi restando i miei valori ed i miei principi politici, adatto pragmaticamente le mie intenzioni di voto all'evoluzione del quadro politico. Fino a qualche tempo fa ritenevo indispensabile una grande alleanza antiberlusconiana – con una componente di sinistra forte e unitaria in grado di trattare alla pari con i moderati del PD – finché Berlusconi ha rappresentato la minaccia incombente sulla democrazia italiana. Depotenziato Berlusconi, anche se non ancora definitivamente fatto fuori, e dopo l'esperienza del governo Monti durante la quale il PD ha tolto definitivamente la maschera, dimostrando quali interessi e valori rappresenti, quanto sia lontano dai bisogni dei lavoratori e dei ceti popolari, l'unico mio auspicio è diventato la nascita di un soggetto politico unitario di sinistra – una Syriza italiana – in grado di opporsi, con il consenso elettorale più o meno forte e con la capacità di instaurare il conflitto sociale che gli verranno dati dai cittadini, alle politiche neoliberiste. A tale coalizione, se dovesse finalmente nascere, andrà il mio voto, in caso contrario Beppe Grillo e il Movimento 5 Stelle saranno - per quanto oggi posso pensare - l'opzione di riserva, il piano B, il modo con cui manifestare la mia opposizione radicale a questo sistema. Aborro con tutte le mie forze la riproposizione di un centrosinistra costruito intorno al PD, addirittura più moderato e più subalterno alle logiche capitaliste e feudali italiane rispetto all'Ulivo prodiano. Il mio voto non potrà mai andare a quei partiti che si aggreghino a questo centrosinistra, per un mero calcolo di visibilità politica e di acquisizione di poltrone parlamentari. Si tratti come oggi di Sinistra Ecologia Libertà di Vendola e domani, eventualmente, dell'Italia dei Valori di Di Pietro o della Federazione della Sinistra di Ferrero.

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