L’allegria, la spensieratezza, il sorriso, l’atmosfera ed i profumi della provincia che trapelano da queste righe spero possano facilmente giungere, in tutta la loro pienezza, ai lettori del blog.
Troverete il racconto “Il gemellaggio” pubblicato in quattro puntate (di seguito la terza).
Buona lettura!
Francesco si passò le mani fra i capelli, impomatati per l’occasione, poi riprese la parola.
- Non occorre cercare troppo lontano, ci gemelliamo con il nostro vicino. Pensate, possiamo riunire le feste dei due paesi in una grande festa per il gemellaggio, il viaggio delle delegazioni non ci costa nulla, possiamo andarci a piedi e poi non dobbiamo neppure pensare all’alloggio. Finita la festa, ognuno torna a casa sua. Anche noi saremo gemellati e le casse del Comune resteranno sane.
Ho già avuto un primo incontro con alcuni Consiglieri di maggioranza del comune vicino. In linea di massima, sono favorevoli.-
Omise che l’incontro in oggetto era avvenuto in un’osteria che si trovava a metà strada fra i due paesi, un territorio quasi neutro, insomma. Omise anche che era avvenuta di fronte a due doppi di dolcetto, la quale spesa veniva fatta rientrare negli oneri di rappresentanza, che comprendeva anche numerosi panini con le acciughe al verde e alcuni grappini, serviti appunto a digerire le acciughe.
In ogni caso, l’incontro ad alto livello aveva avuto il suo effetto.
L’idea del gemellaggio “fra amici” sarebbe stata sostenuta.
Il Consiglio votò e la proposta venne approvata, con il solo voto contrario del Toni d’la vigna, il solito scassapalle, per la ben nota antica ruggine.
A dire il vero, la proposta piacque anche a lui, ma si guardò ben bene dal dirlo.
Tornato a casa, con l’umore al settimo cielo, comunicò la notizia alla moglie.
Franca lo guardò come si guarda un matto, poi attaccò a ridere, così forte e senza prendere fiato neppure per respirare.
Cesco credette per un momento che le sarebbe venuta una sincope, poi finalmente la donna si ricompose, asciugandosi le lacrime con l’ampio grembiule da cucina.
- Siete tutti m’briachi. Avete pensato a cosa metterete sui cartelli stradali, quelli all’ingresso del paese? ….gemellato con… della lontana terra del Piemonte, due chilometri scarsi di distanza. Da sbellicarsi dalle risate. E le delegazioni? Ci vediamo quasi tutti i giorni, o in chiesa o al mercato e i costumi locali? Non avete pensato che sono identici? Per non parlare dei prodotti tipici…Un bel gemellaggio davvero, da coricarsi per le risate.-
Cesco venne colto impreparato.
Stava per bofonchiare qualcosa, quando Franca, com’era suo solito, girò sui tacchi e tornò a fare altro, lasciandolo solo, immerso nei problemi di come far quadrare quella sua idea.
La moglie non aveva poi tutti i torti, eppure ci doveva essere una soluzione.
Si impose di stare calmo e di lasciare che la notte portasse consiglio.
La notte però la trascorse agitato.
Nel sogno, tutti ridevano alle sue spalle, anche i foresti, quando leggevano il cartello all’ingresso del paese. Sotto il nome del paese gemellato, una mano anonima aveva scritto anche il suo, di nome.
Cesco, uomo del gemellaggio… Accompagnando il tutto con alcuni epiteti non proprio ripetibili.
Si svegliò in un bagno di sudore.
Si vestì in fretta ed inforcò la bicicletta. Un giro di prima mattina era quello che ci voleva.
L’aria era ancora fresca e i pensieri sembravano più leggeri.
Pedalando, superò i confini del comune e di spinse oltre, verso il paese più grande dei dintorni.
Si fermò presso il cartello che indicava l’inizio paese.
Paese di… gemellato con Villeneuve sur la Rhone (Francia).
Rimase qualche minuto ad osservare il cartello, mentre gli ingranaggi del suo cervello cominciavano a girare vorticosamente.
Ma certo! La soluzione era proprio lì, davanti ai suoi occhi.
Perché scrivere il nome del paese in Italiano? Bastava scriverlo in Piemontese e tutto avrebbe avuto un altro suono, un altro aspetto, un’altra importanza.
PAESE DI….. Gemellato con MONTEU AN SAL PO
PAESE DI…… Gemellato con CUCNA D’LA CULINA
Tutta un’altra figura.
I foresti, che non capivano una sola parola di Piemontese e che non sapevano neppure leggerlo, avrebbero certo creduto a qualche paese importante in terra di Francia, o in Germania e non si sarebbero soffermati oltre.
I locali, da par loro, sarebbero stati onorati di vedere il nome del loro paese scritto in dialetto.
Avrebbe avuto il suo gemellaggio, e sarebbe stato un avvenimento importante.
Aveva anche una mezza idea per i prodotti tipici, ma voleva parlarne con Adele, che era la cuoca del Ristorante “Alla Botte d’Oro”, rinomata trattoria locale, dove se riuscivi a mangiare tutto quello che ti proponevano, avevi in omaggio due grappini, dei quali uno con la ruta, e un boccale di magnesia.
Adele si pulì alla meglio le mani sporche di grasso di maiale e guardò con diffidenza il Cesco.
- Di tutti i piatti tipici locali, quello più tipico e più locale del nostro paese credo sia la fagiolata.
La preparava già la nonna della mia nonna e la mangiava già il nonno del mio nonno. Altro non ti posso dire.-
Una discendenza di fagiolai, questo era più che certo.
- E del paese vicino, che mi dici?-
- Posso chiedere alla Luigina, che aveva la nonna cuoca nel convento. Comunque, credo che il piatto più tipico del comune vicino, siano gli agnolotti salati ripieni di mela.-
Francesco non era molto abile ai fornelli, ma lanciò all’Adele il guanto di sfida.
- Senti Adele, bisogna che tu trovi un piatto che possa unire le due tradizioni locali, un piatto che possa essere preso come simbolo gastronomico per il nostro gemellaggio, un piatto che superi i sacri confini e vada oltre, verso orizzonti più ampi e luminosi. Credi che tu possa farcela?-
Adele, che non aveva capito quasi nulla, a parte il riferimento ai sacri confini, che la riportava ai racconti di suo nonno, alpino nel 15’-18’, lo fissò con sguardo vacuo.
- Adele, devi inventarti un piatto. Pensaci, parla con la Luigina, parla con la nonna del convento, parla con chi ti pare, ma inventati un piatto. Fai con tuo comodo, ma fammi sapere alla svelta.-
Cesco lasciò Adele nelle ambasce, sapendo che la donna avrebbe fatto tutto il possibile per accontentarlo e non perdere l’appalto per il pranzo annuale degli Alpini, nonché quello della Società di Mutuo Soccorso, della quale Francesco era Presidente, o della Pro Loco, della quale lui era Socio Fondatore.
Qualche giorno appresso, la donna lo mandò a chiamare.
- Allora, Adele, l’hai inventato o no?-
- Ci ho pensato, di giorno, di notte, di mattina e di pomeriggio. Gran compito, quello che mi hai affidato. Combinare i sapori, gli ingredienti, cosa difficile, arte rara la cucina…-
- …Questo piatto, l’hai trovato?-
Adele lo prese per mano e lo portò nei meandri del suo regno.
Sopra un tavolo bianco di porcellana, coperto da un panno candido, un piatto di portata troneggiava fra mestoli, alzate, mezze forme di parmigiano e petti di pollo affettati.
Adele, con un gesto studiato, una via di mezzo fra l’inaugurazione di un monumento e lo spolvero di un soprammobile, levò il telo.
- Il piatto del gemellaggio. Agnolotti ripieni di mela con crema di fagioli.-
Il profumo era invitante.
-Assaggia- disse la donna, porgendogli una forchetta.
La crema scura, abilmente ridotta a leggero purè, era accostata agli agnolotti bianchi, sbollentati in acqua salata e appena passati con burro e un sapore di salvia.
- Rigorosamente senza formaggio- aggiunse Adele.
Cesco assaggiò.
Erano deliziosi, il gusto deciso della crema di fagioli si sposava ad arte con gli agnolotti.
- Brava Adele. Hai inventato il piatto del gemellaggio.-
Il nome lo coniarono sul posto. “Agnolotti del gemellaggio di nonna Adele e Luigina, con crema di fagioli.”
Perfetto.
E adesso, cosa poteva ancora dire la moglie?
Franca, che ben conosceva l’abilità culinaria di Adele, non ebbe nulla da eccepire.