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IL PICATRIX A BRISIGHELLA ( prima parte)

Da Teoderica
IL PICATRIX A BRISIGHELLA ( prima parte)

Il Picatrix è un famoso Trattato di Magia che per secoli fu bollato come opera satanica. In realtà, questo manoscritto è uno dei testi redatti dagli studiosi Arabi desiderosi di recuperare e rielaborare le conoscenze del mondo greco. In Europa queste opere vennero epurate dai cristiani. Solo gli studiosi Arabi e pochi fortunati viaggiatori avevano la possibilità di consultare fonti ormai introvabili in Occidente, messe in salvo dagli autori pagani in fuga dalle persecuzioni di un Cristianesimo ormai lontano dal più autentico pensiero di Cristo.
Dopo la spartizione di ciò che restava dei territori dell'Impero Romano, seguì un periodo di pace che portò alla riapertura delle vie commerciali e degli scambi culturali. Le Opere Arabe furono, quindi, tradotte in latino e re-immesse nel circuito Europeo dove trovarono, spesso di nascosto, ampia diffusione tra gli studiosi Medievali. L'Origine della fortuna del Picatrix, come di molti altri manoscritti, fu dovuta al fatto che questi si rifacevano alla tradizione filosofica greco-romana, la quale, volente o nolente, restava il tessuto connettivo della cultura medievale, nonostante la Chiesa continuasse a cercare di occultarlo con assimilazioni improprie, torture e roghi di persone e di libri. Il tema centrale del Picatrix tratta della possibilità di influenzare e comprendere il mondo con atti magici, in virtù di precise conoscenze mutuate dall'Astronomia greca, i Misteri antichi e la Filosofia naturalistica, riconosceva una corrispondenza fra macrocosmo (la natura) e microcosmo ( l'uomo). Passato il Medioevo, anche nel Rinascimento il Picatrix fu tenuto in gran considerazione grazie al clima di maggior tolleranza che circondò gli Umanisti.


immagine di Teoderica

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