(Una filastrocca horror di Giulia Masetto) Il piccolo Charlie era un bimbo normale Che frequentava la scuola elementare Più basso degli altri, rachitico e minuto Dai suoi compagni non si sentiva benvoluto. Pallido e biondo, nasino all’insù, Lentiggini ovunque e grandi occhi blu. Questo è Charlie, miei cari, nient’altro da dire, Ma ora attenzione, statemi a sentire…
Povero Charlie, muto e
allibito,
Fu una tale sorpresa che
ne rimase stordito!
Pensava al teschio come
qualcosa di funebre,
Qualcosa appartenente al
mondo delle tenebre!
Lo associava senza dubbio
alla Signora Oscura
Che mieteva le sue vittime
senza averne cura.
Metafora di trapasso, di
morte era l’emblema
Per Charlie averne uno
sembrava un gran problema.
“Non è possibile, non
può essere vero
Che realmente in me ce ne
sia uno tutto intero!
Non lo voglio, dal mio
corpo se ne vada!
Ognuno in qualche modo
prenderà la sua strada!”
Con gli occhi sbarrati a
fissare il vuoto
La mente fuggì in un
limbo remoto
Dove teschi enormi,
ghignanti e cattivi
Prendevano a morsi i
cadaveri e i vivi.
Si svegliò di soprassalto
in preda alla paura
E una’idea si fece
strada crescendo a dismisura!
“Domani me lo tolgo, me
lo sfilo dalla bocca!
Farò a meno di lui e guai
se ancor mi tocca!”.
La mattina andò a scuola
corrucciato e pensieroso
Studiando senza sosta il
suo progetto minuzioso…
Fu anche interrogato su
quel capitolo del testo
E guadagnò nel registro
un 10 e lode poi, del resto!
L’ora X si avvicinava per il piano escogitato
Tornò a casa Charlie, vi
assicuro, era agitato!
Silenzio nella villa, i
genitori erano a letto
Charlie era pronto: “Ora
o mai più!” ha detto.
Facendo piano piano si
chiuse a chiave in bagno
L’unico testimone era
lassù in alto, un ragno.
Si specchiò a lungo prima
di iniziare,
Se qualcosa fosse accaduto
la sua faccia voleva ricordare!
Schiuse le labbra, afferrò
l’incisivo
E tirò forte con uno
strattone decisivo.
Ci volle un po’ prima di
ottenere un risultato,
Ma dopo un’ora circa
ecco l’effetto desiderato.
Charlie giaceva a terra
come un sacchetto informe
Gli occhi spalancati e uno
stupore enorme.
Il suo scheletro era lì e
lo fissava un po’ perplesso:
-Sapevo che eri tonto, ma
non credevo così fesso!
Charlie Regret, sei
proprio sprovveduto,
Ora io, Damien, ti
mostrerò cos’hai perduto!
Hai una vaga idea di che
guaio hai combinato?
Vedremo se il tutto potrà
esser sistemato.
Damien si chinò ed
afferrò la mano molle
-Shgybu!- disse Charlie,
che toccarlo più non volle.
-Numero uno, lo vedi da
te: non puoi parlare!
Rise sottovoce e prese a
camminare.
Uscirono di casa, Charlie
muto e intimorito,
Damien si guardava attorno
appena un po’ stranito.
Ma nelle orbite vuote
dell’ira c’era l’ombra
“Se non mi vuole più,
se ne vada nella tomba!”
Trovarono un prato dove giocavano a pallone,
L’arbitro fischiava,
avrà avuto una ragione!
-Tu senza me giocare a
calcio non potrai,
Né a nessun altro sport,
ma questo già lo sai…
-Hvifjahvu!- Charlie
replicò.
Damien scosse il capo e
dal campetto se ne andò.
Il piccolo Charlie
sembrava una frittata
Spiaccicato al suolo, con
la faccia spappolata.
Ma lo scheletro prese come
sfida la questione personale,
Non si buttò giù alla
prima difficoltà banale!
Si sarebbe fatto presto
benvolere
Da quel piccolo cocciuto
tutto matto da legare!
Passarono accanto ad un
lampione
Dove due innamorati si
baciavano con passione.
-Non potrai avere neanche
una ragazza,
Non la bacerai e lei
diverrà pazza!
Questo per riavermi pare
un ottimo motivo
… O per caso serve
ancora un altro incentivo?
-Rhfhvj- Fece Charlie a
fil di fiato
E Damien capì che il suo
lavoro non era terminato.
-Non ballerai ai concerti nè discoteca con gli amici,
Dimmi, come pensi di
passare futuri anni felici?
Sarò bruttino, incuto
forse anche timore,
Ma se tutti mi hanno sarò
pure di valore!Proprio allora un’auto sfrecciò sulla strada. -Guarda come corre, dove vuoi che vada? Vita breve avrà quel deficiente… Ma tu senza di me non potrai fare la patente! Di nuovo Charlie dissentì col suo linguaggio Farfugliando qualcosa a proposito del coraggio. Solo Damien poteva davvero capirlo A voi miei cari rimarrà un mistero saperlo. Le speranze iniziò a perdere il mucchietto d’ossa Era stanco di sbagliare sempre mossa… Ma la colpa sua non era in realtà, Ma della folle paura di Charlie, che assurdità! Avrebbe dovuto capirne l’importanza E che spesso non è tutto, l’apparenza! Ma non voleva un’altra argomentazione Quel sacco flaccido sembrava pieno di determinazione! Rifiutò di volere Damien con sé ancora Quest’ultimo decise di riportarlo a casa, allora. Solo, senza un corpo e sconsolato Pianse Damien, pianse desolato. Passò il resto della notte ai piedi del letto Sognando di fare a Charlie ogni possibile dispetto. “…Ma la ripicca non porta a nulla”Damien pensò… “Poi tutto vien da sé, e questo di certo lo so”. Trillò la sveglia alle sette del mattino E Charlie era rimasto in un angolo sul lettino. Coperto di graffi e sporco di terra Si preparava a far con la madre una guerra.
-Charlie! Sei lercio! Ma come sei
conciato?
Disse la mamma trovandolo
svuotato.
-Ora ti infilo in
lavatrice, facciamo due lavaggi,
Poi ti stendo fuori
assieme ai miei tendaggi!
E così fece la signora
Regret, premendo un bottone
Lasciando Charlie in
centrifuga a girar come un pallone.
Ma il dì fu lungo e
caldo, la mamma si dimenticò
Del figlio appeso al
sole…ed egli si seccò.
Tutto ciò che restava di
Charlie somigliava a un foglio nero
Ma Damien non si
dispiacque più di tanto, invero.
“Il bimbo è stato
premiato dalla sua stupidità!
Il problema ora è: di me
che ne sarà?”
Pensando ad una possibile
soluzione
Eccola arrivare, la
fulminea intuizione!
“Non ho più un corpo,
né un granello di pazienza…
Si, ho deciso! Donerò le
mie ossa alla scienza!”.
