The Rugby Championship: Estadio De La Plata, Buenos Aires
Argentina 15 - 54 New Zealand
( 30,000 spettatori; primo tempo: 8 - 32)
Che non fosse aria a La Plata s'era capito dalla Haka: gli All Blacks eseguono la prima Kapa O'Pango della gestione Hansen, per di più fuori casa! Taglio di gola riservato ai migliori Sudafrica in visita, o alle più tese sfide con l'Australia; simbologia primitiva non tanto di sfida sfrontata, piuttosto di massimo commitment di fronte a un avversario che meriti rispetto, cioè il massimo sforzo e concentrazione per ... trucidarlo. Ci sono Los Pumas da rimettere al loro posto: è uno sporco lavoro ma qualcuno lo deve fare ...
Los Pumas, celebrati e "simpatici" a tutti, non si scompongono più di tanto: in fondo hanno un modo di giocare molto identitario: un po' come il Sudafrica, possiedono un ottimo piano A ma se non va, non c'è alcun piano B. Quindi non ci possono far nulla e si mettono a giocare come sempre.
E per un quarto d'ora fan vedere i sorci verdi ai Tutti Neri: garra, difesa, presenza, organizzazione davanti e individualità brucianti dietro, gestite in modo ottimale dalla mani di Landajo - più rapido di Vergallo - e dai piedi di JM Hernandez. Tra anglosassoni superficiali e un po' con la puzza sotto il naso, son queste squadre sovente liquidate con un "very physical side": tradotto, gente che gioca solo davanti, usando dei trequarti solo un bel piede per piazzare; gli argentini invece han sempre avuto una tradizione solida di trequarti sopraffini non solo coi piedi, che non a caso colonizzano il Top14 e non solo.
Un esempio classico è Lucas Amorosino, estremo non certo molto tattico, nemmeno fisico nè "coraggioso" nelle percussioni come un Masi o un McCabe, ma molto portato agli inserimenti guizzanti. Se lo ricorda bene la Scozia, esclusa dalle fasi finali del Mondale da un suo guizzo. Anche qui un paio di sue incursioni aprono le acque difensive avversarie; la seconda in particolare è una ferita non rimarginabile che "frega" anche Sua Maestà Richie McCaw, lasciato passare e infilato alle spalle. Gli "anticorpi" Tutti Neri provano a recuperare per chiudere la ferita aperta ma i Pumas non sono lentigradi né disabituati ai blitz offensivi o a improvvisare sul tema: si lanciano pronti al sostegno, tutti dotati di buone mani per offload da terra se serve; è Martin Landajo a portar palla in meta al settimo minuto. In precedenza, sempre a proposito di trequarti dotati, Marcelo Bosch falliva di poco un piazzato ben oltre la metà campo, così come JM Hernandez falliva la trasformazione e un tentativo di drop.
Dominio argentino abbastanza accentuato insomma nei primi dieci minuti, con un po' di punti lasciati sul tavolo a rimarcarlo.
Il tutto però durava solo un quarto d'ora. All'inizio era l'arbitro ad agevolare gli All Blacks: il sudafricano Peyper, praticamente un debuttante all'alto livello (sei Test Match diretti, prima partita del Championship), abboccava ai consumati trucchetti All Blacks in fase di ruck, sanzionando invece le più evidenti "pigrizie" sudamericane.
Sia ben chiaro, l'aiutino arbitrale serve solo a prendere l'abbrivio: era solo una questione di tempo. Ci pensano gli All Blacks a scatenare la loro superiorità complessiva, la varietà di opzioni e protagonisti, rispetto al singolo mono-tono piano disponibile per i Gauchos. E' gente seria, studiano gli avversari che gli han pestato i calli, prima di sbilanciarsi con le Kapa O'Pango. La chiave è la velocità, i cambi di fronte, le mani, le opzioni: nulla di nuovo, nulla di specifico riservato agli argentini, vittime designate di una macchina che ha deciso di non farsi imporre la velocità altrui, stavolta.
Alla fine del primo quarto la partita era bell'e finita: si poteva tranquillamente spegnere l'abat-jour e andare a letto.
La chiave, la svolta della gare è al 15', è l'immediata risposta di Aaron Smith che marca una meta delle sue tutte rapidità dopo un punto di incontro profondo dentro i 22 metri avversari. Sapiente sfruttamento della prima occasione, innescata da Cory Jane che ritornava un calcio di liberazione di Hernandez. Il colpo significa sorpasso 5-7, colpo al morale e segnale forte: ai Pumas non sarà concesso di imporre l'andamento lento dell'andata, dovranno darsi da fare.
Ogni possesso palla All Blacks è pericoloso: parte Dan Carter, attua un grande break, viene fermato ma l'azione difensiva viene giudicata fallosa, l'apertura più prolifica al Mondo piazza il 5-10.
Ogni piattaforma è buona per gli All Blacks: palle recuperate, possessi calciati via dall'avversario come nel caso della prima meta, rimesse laterali: da una di queste la palla arriva a Jane che corre lungo l'out e viene bloccato. Dalla ruck l'ovale va a Kieran Read che attacca la linea, passaggio perfetto a Cory Jane all'ala che al 22' marca meta all'angolo, la prima della sua giornata di grazia (si vede che aveva visto in tv la prova di Habana): 5-17, quasi doppio break dopo un quarto di partita.
Hernandez riesce poco dopo a dare un po' di relief centrando una punizione (8-17), ma i neozelandesi han proprio preso il committment di non lasciar passare nulla, stavolta: dal calcio di ripresa arriva la punizione che Carter piazza per il 20-8 della mezz'ora.
E non dura a lungo: gli argentini hanno una grande opportunità quando rubano palla a Liam Messam messo alle strette ma in un placcaggio la palla rotola fuori, viene raccolta da Julian Savea che se la calcia avanti due volte in modo goffo ma efficace, fino a schiacciarla in meta. 8-25, è la fine per il morale argentino.
Non per gli All Blacks che chiudono la pratica nel modo più schiacciante, raggiungendo il bonus nel primo tempo. L'ovale viene fatto girare a sinistra, poi a destra da tutta la linea Nera - avanti o trequarti mischiati, non importa, non si distinguono - Read ancora illumina, stavolta con la collaborazione di Ma'a Nonu supera la linea del vantaggio, Carter serve a Savea la palla per la seconda meta personale, all'angolo. A fine del primo tempo un impietoso 8-32, è Marea Nera.
L'Argentina non può subire tutto questo davanti al suo pubblico, insolentemente zittito dalla prestazione dei Tutti Neri. Gli avanti provano a mettersi in moto, molte sono le punizioni guadagnate e alla fine al 47' l'ala Gonzalo Comacho raccoglie palla dopo una ruck e marca la meta del 15-32 dopo la trasformazione di Hernandez.
Gli All Blacks son però scesi in campo con un preciso impegno: questa partita non si può chiudere con un punteggio in qualche modo "vicino", questi qui van rimessi al loro posto. Guadagnata una punizione, calciano per la rimessa laterale, rolling maul pilotata da Richie McCaw, poi dall'altro veterano Tony Woodcock. Release a Savea in taglio, sostegno dell'altra ala Jane, meta. Non sono passati tre minuti dalla marcatura argentina.
Dopo il giro dei cambi al 55' tocca a Ma'a Nonu segnare, lanciato su buco sondato dal mediano A.Smith dopo un lineout. E non mollano fino all'ultimo minuto, quando Cory Jane intercetta e se ne va a marcare il suo hat trick personale.
Cinquanta punti e sette mete rifilate in casa al gattone impertinente che s'era permesso di tentare di rompere le gerarchie del branco australe, bruciando le tappe. Abbassare lo sguardo, non esistono scorciatoie al duro lavoro, è la lezione per tutti.
Pratica The Rugby Championship definitivamente chiusa, alla grande con cinque punti in una gara (ne bastavano due nelle due). Sistemata anche la grana, il fastidio, la irritazione chiamata Los Pumas con un pazzesco uppercut d'incontro, piazzato sulla faccia proprio quando sorridenti i tifosi argentini - e molta critica - pregustavano qualche zampillo di sangue e boccone di carne, per loro in casa. Una risistemata brutale, vedremo quali conseguenze avrà sul piano fisico ma soprattutto morale per i Gauchos.
A questopunto l'ultima gara prende la priega dello scontro tra due debolezze, con potenziali risvolti negativi per il posto di coach Robbie Deans, si sente dire dall'Australia.
Ora manca solo più un missione da compiere per i Tutti Neri: a Pretoria qualche ora prima s'era acceso il Bat-segnale, allarme rosso i Boks stanno rialzando la testa. Una grana potenzialmente grossa, un Nemico Storico la cui testolina risollevata va assolutamente ri-sbattuta giù dentro la mota. Provvederanno? C'è da crederci. Sarà un bello scontro al calor bianco.