Il primo Marzo l’Istat ha comunicato la variazione del Pil per l’anno 2015. Il risultato è stato al di sopra delle aspettative (viste anche le stime preliminari), un più 0,8% se non positivo almeno non del tutto negativo e che lascia qualche speranza.
Immediatamente il presidente del consiglio Matteo Renzi e tutti i corifei a seguito hanno fatto squillare le trombe della propaganda vendendo come estremamente positivo questo dato, comunque inferiore rispetto a quanto (+ 0,9%) previsto nei documenti del governo.
A ben guardare nel sito dell’Istat le cose sono un po’ più complesse e possiamo affermare senza paura di smentite che il Governo ha usufruito di un aiutino non di poco conto da parte dell’Istituto Nazionale di Statistica.
Basta andare a vedere la “nota metodologica al calcolo del Pil” diramata contestualmente all’annuncio della crescita dell0 o,8% che tanto ha reso orgoglioso il nostro capo del Governo e scopriamo che vi è stata una revisione al ribasso del Pil per gli anni 2013 e 2014 (pagina 7, 8, 9 e 10 della nota metodologica). Una variazione tra l’altro non trascurabile di circa 2 miliardi di euro in ambo gli anni.
Ricalcolare al ribasso i dati del Pil per gli anni precedenti significa letteralmente “regalare” una maggiore variazione positiva della crescita per il Pil dell’anno successivo: segnatamente, se io diminuisco il pil di 2 miliardi nel 2014, di fatto regalo una ulteriore variazione positiva della crescita (dello stesso ammontare diminuito nell’anno precedente) del pil per l’anno successivo.
Ed ecco li che il pil magicamente crescerà non più di uno striminzito + 0,6% ma di un quantomeno accettabile + 0,8%. Un vero e proprio gioco di prestigio dei nostri statistici nazionali per l’occasione si sono trasformati in sacerdoti della statistica vudù in grado di dare qualche ulteriore mese di respiro ad un governo che – di fatto – ha completamente fallito nelle sue misure di politica economica.