Il più bel lavoro del mondo: fare la mamma

Da Jolanda

Questo spot ha fatto il giro della rete nelle scorse settimane. Se non l’avete ancora fatto, guardatelo, così capite di cosa parlo.
Sui blog delle mamme se n’è scritto e discusso, visto che è incentrato proprio sul “lavoro” delle mamme.
Ed è stato criticato, principalmente perché manca la figura del papà. Non sono solo le mamme che si occupano della famiglia.

Chiarisco subito che, di fondo, sono d’accordo: la gestione quotidiana della famiglia non deve essere solo sulle spalle materne, specie se anche la mamma lavora.
Ma ammettiamolo: i casi di papà coinvolti quotidianamente nell’accudimento dei figli e nella gestione familiare sono ancora troppo pochi.
Per mia esperienza personale, all’asilo prima e alla scuola ora, sono spesso solo le mamme che accompagnano i figli. Non parliamo dei corsi pomeridiani o del recupero a casa di amichetti vari. Alle riunioni scolastiche ci sono le mamme. Al supermercato ci sono le mamme (o i papà con la lista della spesa scritta, comunque, dalle mamme!). Ai giardinetti (che palle!) ci sono sempre le mamme. E, ogni tanto, (che sorpresa!) qualche papà. Ma sono ancora l’eccezione!
Io VOGLIO che ci siano anche i papà, io SO che ci arriveremo un giorno (sempre ammesso che quello che le mamme veramente vogliono sia dividersi i compiti esattamente a metà con i papà, perché anche su questo tema ci sarebbe MOLTO da dire!).
Ma per ora siamo, comunque, ancora lontani.

Qualche settimana fa un articolo del Corriere parlava di questi papà “eccezionali” dicendo qualcosa tipo: “Quando il papà fa il mammo”.
Ma cosa vuol dire? Mammo? Fa semplicemente una parte del suo mestiere: il papà (trovate anche un bel post su questo su “La 27 ora”). Finché lo chiamiamo “mammo” resteremo lontani dal dividere equamente i compiti in famiglia.

Insomma, diciamo che stiamo andando nella direzione giusta, ci stiamo applicando, ci arriveremo… ma dobbiamo lavorarci ancora un po’ su.
E mi spiace dover ricordare alle mamme (e ai papà!) una loro importante responsabilità: i padri di domani, quelli che speriamo un giorno si occupino quotidianamente dei figli, li stiamo allevando noi. Sta a noi farli crescere sapendo che la lavatrice non deve essere caricata solo dalla mamma e che sparecchiare la tavola e fare la spesa non sono lavori da donne!

Ma per tornare allo spot, a me è piaciuto.
Mi piace che finalmente il mio”lavoro” venga riconosciuto, che sia dato risalto al mio impegno.
Fino a ieri non accadeva, diciamocelo.
Fino a ieri era scontato che la sera si arrivava a casa ed era tutto in ordine, sistemato, cena sulla tavola e biancheria, perfettamente stirata, nell’armadio.
In questo spot, invece, si è fatto un passo avanti…
Per carità, ce ne sono ancora tanti da fare, ma, comunque, anche la strada più lunga si fa a piccoli passi e ogni passo avanti è una conquista (specie nel campo del marketing, della pubblicità e degli stereotipi!)
Che poi la P&G lo abbia realizzato strizzando l’occhio alle sue clienti non mi scandalizza. Si tratta di un’azienda, e si tratta comunque di marketing. E’ uno spot pubblicitario, non dimentichiamolo.

Ma non è uno di quelli con le mamme sorridenti e perfette, appena uscite dal parrucchiere e con le unghie laccate (e il guanto di gomma!). E’ uno spot con mamme affettuose, stanche, premurose, commosse. Con mamme reali.
Per quello è bello. Non solo perché è ben fatto e ha una musica molto azzeccata. Ma perché mi tocca nel mio essere mamma e nell’impegno che ci metto tutti i giorni.
Sono contenta che finalmente qualcuno mi dica “Grazie!”.
Forse mi son montata la testa, ma son convinta che me lo sono meritato!

PS: Per sapere com’è stato vedere lo spot insieme alle mamme dei nostri campioni olimpici, vi rimando al bel post di Veronica!


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