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“Oggi gli abbiamo dato una botta di assestamento non indifferente” (Ballarò, 14.12.2010 – 06:58-07:02), ma dal contesto è evidente che intendesse dire: “Oggi gli abbiamo assestato una bella botta”. Il lapsus rivela che Rosy Bindi è pentita di aver presentato la mozione di sfiducia, perché il fatto che sia stata respinta rafforza Silvio Berlusconi, ma vuol convincerci (e forse convincersi) che la cosa gli abbia inferto un colpo non da poco. E infatti questo lapsus chiude un argomento ingannevolmente consolatorio: “Dal punto di vista contabile, Berlusconi per due voti ha incassato la fiducia: non c’è dubbio. Ciò non toglie che è evidente – e su “evidente” la lingua le si inceppa – che questo governo non ha più una maggioranza politica”.L’inganno sta nella suggestione, offerta con tono perentorio, che sia stato il voto a portare il centrodestra dai 340 deputati che aveva all’inizio della legislatura (Pdl 272, Lega 60, Alleanza per il Sud 8) ai 314 dell’altrieri: non è così, perché il voto ha solo registrato l’irreversibilità del processo che ha preso il via da Bastia Umbra, e rivelandolo non letale per il governo. Rosy Bindi pare voler eludere l’evidenza: le mozioni di sfiducia del Pd e dell’Idv facevano affidamento sui voti dell’Udc e dei finiani, e questi ultimi si sono rivelati meno dei previsti.In tal senso le obiezioni poste da Paolo Mieli rimangono inevase, come giustamente rileva una breve nota de Il Post, ma il fatto è che Rosy Bindi non rivela solo il vizio del politico che non sa fare i conti con la realtà – con la damnatio che ciò comporta – ma anche quello del politico di ispirazione cristiana: “Il mio dolore più forte – lo voglio dire ancora una volta, visto che sono anche cattolica e credente – è che [manca] un appoggio da parte di qualcuno che quando questo è il corruttore morale del paese…”. Rosy Bindi invoca l’aiuto delle gerarchie ecclesiastiche, stupita e addolorata del fatto che Cei e soprattutto Segreteria di Stato Vaticana continuino a tenere aperta una linea di credito al governo.Doppio errore: l’interesse prioritario della Santa Sede e dei vescovi italiani non è la morale pubblica: le gerarchie ecclesiastiche continueranno ad appoggiare Berlusconi fino a quando questi sarà in grado di offrire loro quanto richiesto; il politico che pensa di poter contare su una authority morale sovrapolitica che abbia categorie antecedenti e superiori alle logiche dell’utile non può pretendere che il proprio utile sia nelle logiche di quella authority. È il drammatico paradosso di ogni politico cattolico: contare sull’appoggio della Chiesa come authority sovrapolitica e vederselo negato per la priorità della ragion politica.
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