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Ho preso la macchina fotografica, così senza saper cosa fotografare, ho fatto correre gli occhi, e quello che scoprivo, l'ho fotografato, senza guardare nel mirino, tenendo la macchina con le mani basse, puntando l'obiettivo su quello che stavo osservando, così, da un altro angolo di osservazione, come se stessi accompagnando qualcuno.
Ecco, volevo mostrarlo, il mio orto, ma non con i miei occhi, aperti e illuminati, lucidi di piacevole gratificazione, di misura del lavoro fatto, di risultati, adesso gonfi, colorati, prima ancora che profumati e saporiti.
Adesso state a sentire, non confondetevi, io vi indico e vi mostro cosa stanno facendo queste piante, vi porto ad osservarle dentro, tra le foglie, sotto le foglie, a mostrarvi la terra dove hanno affondato le radici, su cui stanno crescendo.
Ecco, vorrei che prima che ve ne andiate, dopo avermi seguito, messo i passi tra foglie e zolle, fiori e piccoli frutti, abbiate scoperto i tesori che si celano, qui tra le piante, custoditi dove batte il sole.
Già, dovrei pensare, perché una cosa è fare e l'altra è ammirare, una cosa è avere un progetto, provare a realizzarlo, e l'altra è cercare di capirlo, di giustificarlo, misurarlo con se stessi.
Così si deve sapere che altro che la luna rossa dell'altra sera, altro che il cinema in tv visto in compagnia, altro che internet per un post al giorno, altro che un chicco di grano che se scaldato si trasforma in gas e poi gira un motore, altro che fai marcire una cosa al buio e senz'aria e poi metti il puzzo dentro un motore che gira anche lui, altro che la storia che qualcuno comunque c'è ed è tutto merito suo, altro che quello che ti fa venire in mente la fantasia, altro che chiacchiere, che tanto non c'è niente di più della realtà, che tanto basta e avanza perché tutta non la conosci e non fai a tempo neppure a pensarla.
Metti un seme in un vasetto con del terriccio e nei hai cura, così nasce una piantina, che poi cresce e allora la metti nella terra e ancora le dai cura, e così lei cresce, si fa più lunga, mette i fiori, che sono belli ma poi sfioriscono, e lì dove c'era quel fiore tanto bello cresce qualcosa.
Guarda, è un melone! E' già più grosso di un uovo.
Una pianta di patate, la prima tra le altre, comincia a farsi secca. Faccio i conti, seminata ai primi di marzo, quindi primi di aprile, primi di maggio, primi giugno, oggi ne abbiamo venti, allora sono passati almeno 100 giorni.
Sì, anche le patate ormai sono pronte. Nei prossimi giorni ne scavo un po', e intanto comincio a pensare come le cucinerò.
Il più grande spettacolo dopo il big bang?
Il mio orto, non ho dubbi.
Stasera ho raccolto mezza cesta tra pomodori, zucchine e carciofi. E la bietola, dopo quasi tre mesi che la raccolgo, è ancora verde e vegeta.
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