Il plumbago

Da Fluente

Buongiorno da Andrea,oggi avrei praparato una scheda che riguarda un rampicante che in questi giorni inizia a far capolino con i suoi fiori celeste cielo nel mio giardino ma sicuramente anche nei vostri,il plumbago.In Italia l’unica specie largamente coltivata è la Plumbago capensis. È una pianta perenne dal fusto sarmentoso che è l’ideale da utilizzare come rampicante o anche come ricadente da muri e scogliere. Cresce bene, infatti, dove il clima è temperato. Non sopporta il gelo, dunque la sua coltivazione al Nord è preferibile in vasi o cassette da ricoverare nel periodo invernale in un locale arieggiato e non freddo. Nelle zone più temperate si sviluppa benissimo anche in piena terra. In Riviera o nelle regioni del centro-sud può essere lasciata all’aperto tutto l’anno, dove fiorirà generosamente da giugno ad ottobre. Sul significato del suo nome esistono diverse ipotesi. Alcuni pensano che derivi dal colore dei fiori che, in alcune specie, sono di un azzurro “plumbeo”, cioè vagamente tendente al grigio. Secondo altri, invece, deriverebbe dalla colorazione grigiastra che prendevano i denti quando chi aveva il mal di denti ne masticava la radice per trovarvi sollievo. L’ipotesi più attendibile sembra però da ricercare in un’antica credenza che attribuiva alla pianta la proprietà di curare un’affezione degli occhi detta “plumbus”. Viene chiamata anche “Gelsomino azzurro” anche se, in realtà, non ha niente a che fare con il gelsomino, visto che non esistono gelsomini azzurri come non esistono plumbago profumate. Non dobbiamo neppure confonderla con un’altra pianta che si trova in commercio con il nome di Plumbago larpentae. Questa pianticella, il cui vero nome è Ceratostigma plumbaginoides, ha infatti un andamento prostrato e non supera i 20/30 cm, dimostrandosi adatta per bordure o a vestire la base di altre piante con i suoi fiorellini dal blu intenso, sfumato leggemente di viola. Si tratta di una pianta piuttosto delicata, dunque va piantata in una zona protetta dai venti. L’esposizione ottimale è in pieno sole ma tollera anche la mezz’ombra, purché si tratti di una posizione calda e non buia. Tollera caldo e aridità ma non il gelo. Cresce bene in qualsiasi terreno, purché sia ben drenato. La miscela ottimale è terriccio torboso con un’aggiunta di argilla e concime a lenta cessione. La concimazione liquida settimanale è utile in estate per le piante  coltivate in vaso, mentre per quelle in piena terra può essere utilizzato, a primavera, anche letame ben maturo. La potatura è indispensabile per ridare vigore alla pianta. In autunno potiamo energicamente appena sopra le prime ramificazioni e in primavera regoliamo il taglio. In estate basterà eliminare sistematicamente i fiori appassiti. Le annaffiature non devono essere abbondanti. Solo se il terreno si mostra asciutto va data acqua, assicurandosi che non vi siano mai ristagni. Dopo la potatura autunnale e fino all’inizio della primavera, bisogna diminuire gradualmente le innaffiature in modo da favorire il riposo vegetativo. Per moltiplicarla facciamo delle “talee semilegnose”: tagliamo dei pezzetti di un ramo che non è ancora completamente legnoso e mettiamoli in un vasetto con torba e sabbia. Il periodo per farlo va da giugno a fine settembre.Dopo un mese avranno messo le radici e saranno pronti per essere trapiantati. I suoi nemici più temibili, oltre al freddo, sono il ragnetto rosso, acaro che succhia la linfa e l’oidio, malattia fungina di solito favorita dall’eccesso di acqua o da ristagni nel sottovaso.Per oggi è tutto non mi rimane di augurarvi un buon giardinaggio,non perdete su “Roses/blog” il bellissimo portfolio sul “Giardino medievale” di Torino.


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