Il poco originale saggio di Veneziani

Creato il 27 maggio 2013 da Ilnazionale @ilNazionale

27 MAGGIO – “La vera trasgressione, oggi, è la tradizione”. E’ questo il nemmeno troppo originale messaggio che il filosofo, editorialista, saggista e giornalista Marcello Veneziani vuole provocatoriamente lanciare con Rovesciare il ’68. Pensieri contromano su quarant’anni di conformismo di massa, uscito per Mondadori qualche anno fa, in occasione del quarantesimo anniversario della rivoluzione studentesca che cambiò il mondo. In realtà, sostiene Veneziani nella sua opera, quell’anno non fu particolarmente significativo di eventi: non ci furono prese della Bastiglia e nemmeno cadute di Muri, ma soltanto una generale rivendicazione di libertà nei confronti dei propri genitori, della famiglia come istituzione e dell’autorità, intesa sotto tutte le sue molteplici forme. Non ci fu, però, alcun episodio storico, in grado di cambiare la politica di uno Stato o il suo sistema economico: i Paesi capitalisti continuarono ad essere capitalisti e i Paesi con un economia di stampo comunista continuarono ad essere tali. “Certo, in quello stesso anno ci furono le contestazioni al regime sovietico nell’est Europa, culminato nella commovente Primavera di Praga” spiega Veneziani. “Proteste che avevano l’intento di combattere una dittatura imposta con la forza militare. Ma furono senza dubbio l’unica faccia di quel ’68 ad avere un intento di natura politica. Per il resto fu fondamentalmente una rivoluzione di costume, che incise sulla mentalità, sulle abitudini, sulle relazioni interpersonali e i cui effetti si sono trascinati fino ai giorni nostri”.

Il ’68, nelle teorie di Veneziani, ha lasciato più detriti e macerie che buoni risultati. Basti pensare a quello che è stato fatto alla scuola, all’Università e alla famiglia. Prima di quella stagione si era probabilmente in presenza di una situazione ancora arcaica e imbalsamata, nonostante gli anni del dopo Guerra per il nostro Paese avessero significato sviluppo e crescita economica. Dopo il ’68 vi è stato, proprio a causa delle contestazioni che di fatto hanno voluto rigettare i valori imperanti fino ad allora, un cambio radicale, con il proliferare del lassismo e la totale mancanza di meritocrazia. E’ stata, così, creata una società immersa nel proprio presente, ma assolutamente noncurante del futuro. Veneziani non si tira fuori dalla critica, ma accusa l’intera società italiana, colpevole di essersi fondamentalmente adeguata a quanto espresso in quegli anni. Ciò che non accetta, quindi, sono gli effetti negativi che quel periodo storico ha avuto, non tanto su chi lo ha prodotto e vissuto in prima persona, ma sui figli e i nipoti di quella generazione, educati seguendo principi di eccessiva libertà che hanno segnato il declino morale in cui siamo – secondo il filosofo – caduti.

“Occorre, perciò, una nuova riforma culturale e civile, che chiuda questa esperienza priva di valori, nichilista e soggettivista” propone Veneziani. “Per questo occorre letteralmente rovesciare il ’68: per ristabilire l’ordine che si è andato perdendo negli anni successivi”. Ecco, dunque, la ricetta-Veneziani: puntare sulla solidità dei rapporti di coppia e su un tipo di famiglia di stampo classico – con una netta definizione netta dei ruoli- , di sicuro efficace per il benessere di tutti i suoi componenti e della società in generale. Tornare, in poche parole, alla tradizione, che non è semplice amore per il passato, ma senso di continuità. E’ viva, e deve essere trasmessa di generazione in generazione. Vanno rigettati idealmente i non valori creati dall’esperienza sessantottina, di cui l’autore, colpevolmente, salva solo le buone intenzioni iniziali (le battaglie civili per i diritti delle donne e dei lavoratori), ma non gli effetti a lungo termine, che comunque riteniamo intellettualmente onesto riconoscere.

Marcello Veneziani

Rovesciare il ’68. Pensieri contromano su quarant’anni di conformismo di massa.

Mondadori Editore, Pag. 175, € 17

Ernesto Kieffer

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