Così racconta Tomas Transtromer, il più grande poeta vivente scandinavo e Nobel per la letteratura 2011, in I ricordi mi guardano (Iperborea), piccolo delizioso libretto in prosa in cui racconta della sua adolescenza.
Pagine in cui scopriamo che il grande poeta non è nato con la poesia, no. O che almeno non è diventato tale grazie a quello che consideriamo poesia.
Non le letture di Ovidio, Shakespeare o quant'altri hanno fatto sì che Tomas Transtromer diventasse Tomas Transtromer, ma forse proprio quello sconosciuto incontrato in un museo della scienza, frequentato per una di quelle impetuose passioni da ragazzino che forse possono celare una vocazione, o forse no.
Un professore o qualcosa del genere. Una persona che con il ragazzino condivide la stessa passione per le scienze naturali. Anzi, per l'entomologia.
Forse diventerà uno scienziato, quel ragazzino. O forse... forse qualcos'altro, perché se la poesia ha a che vedere con la bellezza, è proprio questo che gli portano in dono gli insetti.
Senza rendermene conto feci molte esperienze di bellezza. Mi muovevo nel grande mistero. Imparavo che la terra era viva e che esisteva un mondo infinitamente grande che strisciava e volava e viveva la sua ricca vita senza curarsi minimamente di noi.
E' proprio in quel momento che nasce un poeta che forse avrebbe potuto diventare uno scienziato.
Con quel professore, con quegli insetti.