C’è un cappello di sole
sulla testa del monte:
è la giovane luce
del nuovo mattino.
Nell’aia, si muovono due cani
col passo ancora inceppato.
Lontana, gracchia una porta.
Un motore stenta
a trainare il carretto:
fuggono, al prepotente arrancare,
scoiattoli e bisce.
Lo spazio, insaporito
di mattutino estivo
è pizzicato, qua e là,
da trilli d’uccelli;
inutile cercarli,
si vedono solo i tuffi
nel verde.
C’è, nelle cose,
la fissità del mattino campestre:
la carriola bucata,
la lamiera che pende dal tetto,
il cerotto sui lembi della tenda,
il covone di sterpi,
la vanga col manico sudato.
Pure lo stanco percorso
dei miei pensieri
s’incanta.
Ma il dovere spinge alle spalle
e vado, libero,
nello spazio pizzicato di trilli,
nel mio piccolo globo di mondo
a dispensar magie
di contadino.
Poesia candidata al Premio internazionale di poesia Piccapane