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Il poeta dell’aria – Chicca Gagliardo

Creato il 10 novembre 2014 da Viadeiserpenti @viadeiserpenti
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Chicca Gagliardo, Il poeta dell’aria, Hacca Edizioni, 2014

di Anna Castellari

Questo libro mi è capitato tra le mani il giorno del rogito di vendita della casa. Mi stavo trasferendo da un piano rialzato a un quinto piano, quindi comprare un libro sul volo proprio quando mi accingevo a traslocare verso piani più alti mi è sembrato di buon auspicio: si aprono le ali, in questo libro, come si fa con certe scelte radicali nel corso della vita. Ci si libera del peso del corpo, che poi è una metafora dei doveri imposti dalla società e un modo per rimanere ancorati al materiale.

Qualcuno ha scritto, di questo libro, che non c’è una vera e propria storia, ma tante storie che si intrecciano. Un po’ è vero, anche se nello scorrere delle pagine ci si affeziona al narratore, il poeta dell’aria del titolo, si imparano ad amare i suoi voli pindarici, le parole da scrivere nell’aria, anche quelle cosiddette “chiaroscuro”. È un libro leggero, non nel senso che non ha importanza, al contrario: in esso anche la forma delle parole riveste la medesima importanza della sostanza delle parole stesse.

Tanto che l’art director, Maurizio Ceccato (che, tra l’altro, sarà uno dei protagonisti, il 15 gennaio 2015, di una delle serate romane del ciclo “Cosa si fa con un libro”, organizzato da noi Serpenti) ha inserito nel libro una copertina che è una straordinaria sintesi tra l’immagine di Yves Klein Il salto nel vuoto e la storia di Chicca. Gli spazi bianchi, punti solitari in fondo alla pagina, frasi che suonano come una sinfonia nella mente del lettore, che escono dalla pagina per rimanere impressi nella nostra memoria, fanno il resto. E qui entra in gioco il bellissimo lavoro dell’editore, Hacca Edizioni, e di Francesca Chiappa che ne ha curato l’impaginazione, in concerto con l’autrice che, volutamente, ha voluto questo lavoro di spazi bianchi e punti.

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Chicca Gagliardo, Il poeta dell’aria, Hacca Edizioni, 2014

Quegli spazi bianchi, prima di frasi o di segni di interpunzione insolitamente lasciati in fondo a una pagina, o soli al centro di una pagina vuota, sono un respiro per il lettore. Enfatizzano le frasi che seguono; hanno insomma un valore pari a quello delle parole. La scrittura scorre leggera tra le pagine. Si può dire che quella compiuta dall’autrice, assieme all’art director, sia una operazione munariana? Si può dire, così come si può dire che questo sia un libro d’artista, un oggetto da sfogliare. Leggendolo, ritrovo le atmosfere piene di sorprese di Nella notte buia, solo che è tutto il contrario: quello di Gagliardo è un libro pieno di luce, nel testo di Munari invece il nero faceva confondere cose e persone – così come accade anche Nella nebbia di Milano, sempre dell’autore e maestro del design italiano.

Si vola, si salta tra i tetti di una città che non ha nome, si spiano le persone dalle finestre mentre dormono, le si ama. Si legge com’è la vita lassù, dotati solo di ali e di respiro. Si gode del vento, lo si declina a proprio favore.

I personaggi che si incontrano assumono nomi diversi da quelli che avevano nella loro vita terrestre, e questo perché nella seconda vita di volatili il nome che ci si dà è quello di un desiderio, di una tensione assoluta verso l’infinito.

Un libro unico nel suo genere: non è una frase fatta da articolo promozionale, ma una constatazione. Forse, senza volerlo, Chicca Gagliardo è riuscita nell’intento di creare un’opera d’arte alla portata di tutti, una scultura da viaggio, un volo fatto di pagine, e questo supera di gran lunga la presunta leggerezza dell’eBook. Avvezza com’è a vedere i suoi libri trasformarsi in opere d’arte, per Gagliardo questo è solo un piacevole effetto collaterale.

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Chicca Gagliardo

Chicca Gagliardo io l’ho conosciuta indirettamente attraverso i racconti delle volontarie della Grande Fabbrica delle Parole, laboratorio di scrittura creativa per ragazzi al quale collaboro anch’io. Ricordo Francesca Frediani che mi spiegava entusiasta il metodo usato da Chicca con i bambini: mostrava loro le fotografie di Massimiliano Tappari, usate nel suo libro Gli occhi degli alberi, per scatenare la loro fantasia nel vedere creature meravigliose in immagini che ritraevano alberi, condomini, nuvole. Ho scoperto che ha curato anche alcuni libri della Merini, e che Immagini dall’aldilà dei pesci è un’installazione presente al Mart di Rovereto e tratta dal suo libro Nell’aldilà dei pesci, che ha ispirato anche Antonio Rezza. Aspetto di vedermela apparire, prima o poi, con i suoi riccioli biondi, in un tram lento e arancione di Milano.

Ventitreesimo giorno, martedì

Oltre l’oltremare

Ho trovato la foto di cui parla Zuzù.
Osserva lo sguardo che si lancia nel vuoto.
La voce nell’aria che dice: «Prima, non c’è nulla, poi c’è un nulla profondo, poi una profondità blu».
Un giorno troveremo la risposta a questa domanda:
che colore c’è oltre l’oltremare?

Chicca Gagliardo, Il poeta dell’aria

Hacca Edizioni, 2014
€ 15,00


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