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Il poeta nuorese Cosimo Pirisi vince il premio Kafka

Creato il 05 ottobre 2014 da Cristiano Porqueddu @Cristiano195
Cosimo Pirisi

Cosimo Pirisi

L’amico poeta mio concittadino Cosimo Pirisi, una delle tante eccellenze completamente sottovalutate quando non del tutto ignorate di questa città, impegnato da tanti anni in un’intensa attività pubblicistica, riceve l’ennesimo riconoscimento: si è classificato al primo posto anche alla Quarta Edizione dell’importantissimo Premio Franz Kafka Italia 2014. Dopo aver ottenuto prestigiosi risultati in svariati premi di poesia, si occupa di collaborare con diverse riviste letterarie con scritti e recensioni. La passione per lo studio di ogni forma d’arte e di pensiero lo assorbono a tempo pieno.

La Giuria, guidata dalla Dott.sa Rita Mascialino, ben nota scrittrice, validissima e rinomata traduttrice e saggista, autrice di narrativa per racconti, romanzi e poesie, nonchè Presidente dell’Accademia Italiana per l’Analisi del Significato del Linguaggio MeQRiMa, dopo attenta valutazione dei numerosissimi partecipanti a quest’ultima edizione, decide all’unanimità per la sua raccolta: Cento ballate a Sud d’Jchnusa, già vincitrice del Premio “L’Autore” a Firenze nel 2010.

L’opera, densa per significato e talento espressivo, si muove tra richiami atavici, e si distingue per il legame viscerale alla propria terra d’origine, l’antica Isola Jchnusa, sogno e realtà, materia e chimera, o comunque orma incancellabile, circondata dal mare e battuta dai venti imperiosi del Sud.
Questi versi, a tratti certamente ermetici, altrove altrimenti immaginifici, implodono come la potenza delle forze naturali, simbolo di significativi rimandi a vissuti concreti di tormenti e gioie, rabbia e dolori. E sembrano sicuramente cifra di costrutti esistenziali, nati dal “gemito di chi porta un’isola dentro l’isola”, un Dentro dal quale deve ergersi il primato della sostanziale esistenza nel mondo sulla forma esteriore delle cose viste, vissute o narrate: brillio e fulgore di un luogo-altro, certamente preponderante di bellezza, rispetto ad un fuori visivamente sicuro di significati alti, ma costretto e vinto nella debole superficialità di uno sguardo fugace o transitorio.

L’unitarietà fra metrica ed estetica, forma e versificazione sono il cavallo di battaglia dell’autore. E’ l’esatta struttura della trama delle poesie unite da un unico filo conduttore che vuole mantenere viva la tensione di una lirica “concorde con una valida tradizione letteraria, ma non solo”.

Qui è chiara ed evidente la propensione alla verità, scevra e scarna di ricordi, ossessivamente attenta alla sostanza di valori tramandati e da tramandare coscienziosamente alle “generazioni future”.

Una poesia sofferta e intenzionale dunque.

Che sia o no dettata dal verso libero o rimato poco importa, ma dove l’urlo del dolore risulta essere “più duro e sapiente delle piccole felicità fuggitive”, croce e delizia di un’esistenza trafitta da umanità e sacralità, e dove vera ricchezza è piuttosto la partecipazione alla vita, votata ai valori intramontabili: sete di giustizia, semplicità e pace, ma anche meta e destinazione, punto di arrivo e tappa cruciale, esito e fine di un anelito di libertà, sorretto dalla speranza, contemporaneamente forte e fragile nella certezza d’esistere, un grido che sigilla l’evidenza di un passaggio tragicamente esistenziale nel tempo della storia.

“Essere è forse meno importante del non essere mai stato?” si chiede l’autore nella postfazione del libro. E’ l’eterna intramontabile domanda che rimanda, come un’eco profonda, al valore e al senso della vita.


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