IL VUOTO FIORENTINO.
“Egli”, il furbastro retore di turno, si impose più in alto di tutti. Nel precario equilibrio tra i grandi palazzi del potere temporale, detenne lo scettro bilanciere. “Egli”, benedetto dall’immortale sul colle, saettava instancabile in ogni luogo, -si sussurrava di polimorfismo-. L’ambizione facile lo invischiò nella politica fin dalla tenera età. La faziosità, tipica dei giovani di parte, gli procurò tanti nemici, nell’attività di opposizione clandestina lo chiamavano: “Egli”. Il “Polimorfo”, grande attore televisivo, visse nel secolo del “Comprofalo”, e precisamente nel terzo periodo a cavallo tra l’era della “Dittatura finanziaria” e le “Primarie: metafora della democrazia” dei Partiti Azienda, opposti e complementari. Il ”Polimorfo” fu l’artefice della concreta attuazione di due antichi e arcani metodi dell’arte del governare: “Estrema semplificazione” e “Dividi ed impera”. Il libro, che narrava la storia della scomparsa di “Egli”, andò distrutto in un incendio durante la “Decima ribellione”. (Ricordo da un racconto di Tirella).
C I R C O
Uomo non è il poeta, è bestia cosa
ramingo fuor di gabbia o di voliera
che gira per il mondo a far capriole,
ricordi di quel circo che ha inventato.
Stende a terra la cappa che lo scopre,
fa del petto tamburo, e rulla, salta,
è orso ballerino, scimmia sapiente,
uccel dal becco storto e lunghe gambe.
Poi suona la fanfara dei suoi versi,
grancassa e fagotto strimpellati,
e perché bestia è, bestia rimane,
cantando alle stelle tramontate.
-José Saramago-
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