Il politecnico di zurigo visita a milano alcuni edifici-simbolo dell’ architettura del secondo dopoguerra

Da Maurizio Picinali @blogagenzie

MILANO 17 OTTOBRE 2012 Una delegazione – docenti e allievi - del Politecnico di Zurigo-Istitutodi Storia e Tecnica dell’Architettura, effettua a Milano dal 21 al 27 ottobre un viaggio di ricerca e di studio dal titolo “Milano dopoguerra: architettura, città, territorio” dedicato all’attenzione che gli architetti dell’epoca hanno dimostrato nei confronti del patrimonio comune della città e alla loro capacità progettuale.Tra gli edifici-monumento più rappresentativi sono stati scelti, oltre alcondominio di via Massena 18 e agli edifici di Corso Europa e di piazza Carbonari di Luigi Caccia Dominioni, la Torre Velasca dello Studio BBPR (Banfi,Belgiojoso, Peressutti, Rogers), le opere di Luigi Moretti (corso Italia), Asnago e Vender (via Albricci, via Lanzone), Aldo Rossi e Carlo Aymonino (il Gallaratese), Angelo Mangiarotti (chiesa Mater Misericordiae), Guido Canella (Centro civico Segrate).Achille Colombo Clerici, presidente di Assoedilizia, e dell'Istituto Europa Asia, esprime la propria soddisfazione per questo riconoscimento da parte di uno dei più qualificati atenei d’Europa: “La visita di docenti e allievi delPolitecnico di Zurigo – afferma – è la conferma dell’alto livelloraggiunto all’epoca dall’architettura milanese del dopoguerra, esempioper l’Italia e per altri Paesi”.Con l’edificio in via Massena – scrivono Alessandro Sartori e Stefano Suriano -NELLA FOTO Colombo Clerici con gli Arch. Luigi Caccia Dominioni e Mario BottaLuigi Caccia Dominioni prosegue la propria ricerca nella definizione dei capisaldi tipologici del condominio milanese, a cui darà un importante contributo con le sue opere tra gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento.Ubicato nei pressi della Fiera Campionaria,non distante dalla cerchia bastionata, l’edificio è collocato in mezzo al verde che occupa l’intero isolato; nel progetto è negata la tradizionale disposizione in affaccio alla cortina stradale, optando per un tipo di edilizia aperta con orientamento est-ovest.
Il taglio degli appartamenti è estremamente vario, oscillando dalle tre ad un'unica unità per ciascun piano.Nell’atrio d’accesso troviamo ancora una volta i mosaici dello scultore Francesco Somaini, con cui l’architetto milanese strinse un lungo sodalizio creativo.
Interessante è il trattamento opposto che l’autore riserva alle due facciate principali, espresso in maniera netta nel contrasto evidente sul lato corto dell’edificio, verso via Massena: da una parte il disegno elegante delle ringhiere e degli scorrevoli che risvoltano nell’angolo, dando carattere di grande ariosità, dall’altra una fascia cieca, rivestita in clinker, a fare da contrappunto.Sul lato est, svuotato da due file verticali di finestrature, il rivestimento in tessere esagonali di clinker lascia spazio ad un effetto geometrico “ad alveare” che ritroviamo in altre opere precedenti e successive dell’autore (Istituto della Beata Vergine Addolorata e convento di S.Antonio da Padova).Sul fronte opposto invece il tema è quellodell’apertura continua, affrontato sovrapponendo le eleganti scossaline dei marcapiani ad un sistema di persiane scorrevoli: sottiene così un effetto compositivo di grande movimento.Da ogni dettaglio traspare quella sapienza artigianale applicata al fare architettonico che è divenuta cifra distintiva dell’attività dell’architetto e che gli ha consentito di reinventare nuovi equilibri di forme, colori e materiali, riscoprendo in modi inconsueti il valore della tradizione.dierttamente da colombo clerici Sent from my BlackBerry® wireless device a blogagenzie picinali 17 ottobre 2012


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