“Se sapessi con sicurezza che c’è un uomo che sta venendo a casa mia con il piano consapevole di farmi del bene, scapperei a rotta di collo” – Henry David Thoreau
Alcune testate nazionali stanno evidenziando il fatto che più della metà dei morti nel naufragio lampedusano appartengano al genere femminile. Sono donne. La restante porzione non è che un numero, una statistica, un’ombra non degna di nota. Vite, sofferenze, congiunture di emozioni che valgono, si, ma che valgono meno. O così sembra. Il politically correct si esprime, in questa come in altre occasioni, nella sua declinazione meno nobile e più ottusa; attraverso una politica falsamente compensatoria e risarcitoria, infatti, non soltanto viene fatto torto al genere umano, incapsulandolo in gerarchie qualitative criterizzate sull’identità biologico-genetica (secondo la traiettoria del Nazismo e del razzismo classico) ma viene fatto torto anche allo stesso genere femminile, implicitamente dipinto come più debole, più pavido, meno adatto ad affrontare il pericolo, in questo caso proveniente dal mare. Il nuovo si dimostra quindi permeato di antico, anzi, di primitivo. Due volte.