Il Wall Street Journal ha pubblicato un articolo del PhD Daniel Chamovitz, dell’Università di Tel Aviv, sulla complessità genetica dei pomodori. Poco tempo fa un gruppo di scienziati provenienti da tutto il mondo è riuscita ad analizzare la sequenza del DNA del genoma di un pomodoro. Il risultato sorprendente è stato che il pomodoro ha il 25% in più di geni rispetto a noi; come a dire che è più complesso.
Ma come può il principale ingrediente del Ketchup e del sugo essere più complesso di noi?
La risposta va ricercata, secondo il professore, nella staticità della pianta. Quando c’è un temporale, o fa troppo caldo, la nostra miglior difesa è la possibilità di spostarci. Noi possiamo semplicemente andare da un’altra parte, cosa che il pomodoro evidentemente non può fare. Il nostro rosso amico deve confrontarsi con tutto quello che gli può capitare elaborando le informazioni che provengono dall’ambiente circostante e adattandosi. E’ per questo motivo che molte piante (e non solo il pomodoro) si rendono conto di direzione, intensità e colore (!) della luce, anche in maniera più precisa di noi, se pensiamo che percepiscono i raggi UV.
Gli alberi sentono il vento tra i rami, ed è in base a questo che decidono se crescere alti e slanciati o tozzi e bassi. La cosa straordinaria è che questa perfetta integrazione con l’ambiente circostante avviene nella totale mancanza di un sistema nervoso. La pianta elabora e trasmette informazioni su luce, tempo, acqua, parassiti senza un solo neurone.
Il pomodoro ha dodici geni che distinguono diversi tipi di fotorecettori, il doppio rispetto ai nostri.
Concludendo, il pomodoro necessita di un numero superiore di geni per sopravvivere alle avversità dalle quali non può fuggire, e questo lo rende geneticamente molto più complesso dell’autore di questo articolo, del suo lettore e di Einstein.
Vittorio Nigrelli
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