Con questo post chiudo la mia trilogia dedicata all’analisi di Facebook, in cui ho trattato prima dei meccanismi che garantiscono al social network l’enorme successo, poi delle strategie di controllo messe in atto dal gigante blu a scopo di lucro e non solo. Ora, invece, vi parlo delle differenze tra Facebook e Twitter, che ho scelto come termine di paragone per il semplice fatto che lo conosco (lo utilizzo da qualche mese) e soprattutto è molto diffuso, quindi consente di apprezzare le differenze tra i due social network al netto di eventuali diversità dovute all’estensione della rete di utenti.
In effetti, si dovrebbe dire che Facebook non manifesta le sue potenzialità anti-alienanti, perché il resto della sua struttura le soffoca, le opprime, le rende inattive e inutilizzabili: anche su Facebook infatti puoi rimandare a contenuti esterni o diffondere una notizia, ma per la sua forza totalizzante sarà raro ottenere risposte diverse da un “mi piace” o una sua traduzione in commento del tipo “grandi!” oppure “che schifo!”. Semplicemente su Twitter questo meccanismo non esiste (per ora), perché non esiste il tacito obbligo de facto di rispondere ad uno stimolo in maniera diretta e visibile.
Altra differenza: Facebook è un luogo chiuso, Twitter è una rete aperta: ciò comporta una pulsione maniacale di aggiungere amici facebook se si vuole accrescere la propria socialità virtuale oltre che il proprio prestigio (non dimentichiamoci che Facebook è nato come sito di college e università americane, in cui più amici hai e più sei un figo e se hai pochi amici vieni visto come uno sfigato).
Queste considerazioni sono state oggetto di tantissime discussioni che hanno portato qualche mese fa alla nascita di una vera e propria inchiesta collettiva (storificata qui) che è sfociata in articoli davvero illuminanti che hanno avuto risonanza nazionale.
Tuttavia, in un paese in cui i media e i comici parlano spesso di “popolo della Rete”, magari per veicolare messaggi comodi al padroncino di turno oppure proprio perché sono ingenui feticisti di internet, la conquista di Twitter è un obiettivo ambito.
Questa invasione esterna è stata contestualmente accompagnata anche da modifiche interne della struttura di Twitter (per puro caso, penso, visto che erano già state annunciate ad agosto): circa due settimane fa è stata introdotta la funzione “attività” che consente di vedere le ultime azioni twitter compiute dai tuoi follow, in maniera simile alla homepage di Facebook. Ho sentito utenti twitter lamentarsi del fatto che ultimamente i “flussi di informazione” si sono inceppati, non si trovano più tweet vecchi, certi hashtag scompaiono col tempo o sono incompleti. Insomma, si rischia di raggiungere l’atemporalità di cui parlavo l’anno scorso.
I giornali potranno fare proclami su qual è l’ultima battuta del popolo di Twitter o su qual è stato il motivo della lite online tra Fiorello e la Guzzanti, chi è più stronzo tra i personaggi dell’ultima serie televisiva secondo il popolo della Rete, quanto il web è incazzato e indignato per la violazione delle decisioni referendarie di giugno, se preferisce Vendola o Di Pietro, se Lady Gaga o Madonna.
Tutto grazie alla nuova ondata di utenti freschi che ridarà aria ai polmoni del web italiano, che stava per diventare un frame troppo trito e ritrito per essere credibile, troppo poco di moda per fare notizia. Tutto grazie al popolino del web.