C’era una volta, nell’Africa nera, un paese lontano, cosiddetto dei “bemba”,un’etnìa che non compariva, in quel tempo, neanche sulle mappe dei viaggiatori, la cui gente si nutriva solo di polenta di miglio o d’igname, cucinata dalle loro donne e innaffiata con birra di sorgo.
Per procurarsi il miglio i bemba facevano uno specie di baratto loro, che erano pastori di montagna, con i contadini di pianura.
E questa consuetudine umana, a quell’epoca, era molto bella perché sapeva di fratellanza.
Tra i due gruppi non accadeva quasi mai niente di violento.
Nemmeno quelle che potremmo definire delle piccole scaramucce.
Si fidavano gli uni dell’altri.
In tutto il Paese, insomma, regnava pace e amicizia.
Così, però, non durò per sempre.
Un brutto giorno qualcuno individuò il loro sito.
Era l’uomo bianco, che parlava di progresso e di un benessere mai neanche lontanamente immaginato prima.
E progresso significava, in questo caso, semplicemente sfacciata avidità.
Pertanto pastori e contadini, da amici fraterni che erano, entrarono improvvisamente in competizione e cominciarono a litigare e a combattersi senza esclusione di colpi.
L’uomo bianco, insomma, praticò quello che si dice il “divide et impera” e, nel mentre, s’impossessava a poco a poco di tutte le cose buone degli uni e degli altri.
Del bestiame e dei campi.
Persino poi delle loro stesse memorie, confondendoli con parole altisonanti e fortemente persuasive.
Così i bemba divennero poveri e servi del bianco.
Senza più l’antica fierezza e la dignità di un tempo.
Ma un bel giorno (bello, questa volta) giunse magicamente fin lì un misterioso uomo anziano, che i più definirono subito un saggio perché, tanto in pianura che in montagna, la prima cosa che fece il nuovo arrivato fu quella di radunare i bemba intorno al fuoco di notte e parlare loro schiettamente.
Poi,al termine della conversazione-dialogo, in cui non mancarono i quesiti posti dagli ascoltatori, passò a tutti loro una specie di rudimentale recipiente di zucca, dal quale dovevano bere a turno.
Quando l’anziano se ne fu andato, e non si seppe mai né da dove fosse venuto, né dove fosse diretto, gli uomini e le donne dei bemba, come pure i bambini e gli anziani, pastori e contadini insieme, all’improvviso si sentirono forti, gagliardi e collaborativi proprio come un tempo lo erano stati sull’esempio dei loro antenati.
Presero subito , allora, le loro armi rudimentali, abbandonate da tempo nelle capanne.
E , senza indugio, principiarono a inseguire l’uomo bianco e i suoi astuti amici,conniventi, che scomparvero nella foresta ,coperti da un’enorme nuvola di polvere, pari a un'altissima muraglia, per non tornare, fortunatamente, mai più indietro.
E così la Pace e l'umanità regnò di nuovo tra i bemba come, appunto, in passato.
Marianna Micheluzzi (Ukundimana)