Non vorrei cadere nei luoghi comuni, dicendo che i politici son tutti uguali, ecc, ecc. Già si sa come si va a finire quando si prende la strada del qualunquismo. Accidenti mi ero imposto di non usare più parole che finiscono in -ismo e ci sono subito caduto (un'altra volta dirò la mia sul buonismo e su come mi infastidisce l'uso strumentale che si fa di questa parola). Però quando si va ad ascoltare o a leggere qualcosa del passato, lontano o recente, si impara più che da qualunque lezione. Partite pure da Cesare e finite ai dittatori dei giorni nostri, se leggendo le loro cose od ascoltando i loro discorsi, trovate un abuso della parola Popolo, non affannatevi a controllare chi l'ha detto o chi l'ha scritto, tanto sapete già come è andata a finire. Sicuramente male per lo stesso popolo, tirato abusivamente in ballo. Così adesso quando ascolto, distrattamente, per carità, qualche politico, ho una specie di counter automatico nel subconscio e se sento pronunciare la parola Popolo, magari gonfiando un po' le gote per tromboneggiarlo meglio, per più di tre volte, nello stesso discorso, istintivamente mi si stringono subito le muscolature involontarie, incrocio le dita, digrigno i denti, mi viene la secchezza delle fauci.
E' proprio la parola e la sua pronuncia tronfia e gigioneggiante che chiama allo stare attenti e a mettersi contro il muro controllando chi ti sta alle spalle infingardo. Guardate, quando sono stato a Buenos Aires, quel paese era proprio in fondo al pozzo dopo il default e la gente normale era davvero in condizioni disperate; incontravi continuamente persone che avevano avuto una vita dignitosa se non benestante, precipitate di colpo nell'indigenza e nella disperazione, come ad esempio un ex- direttore amministrativo di un'azienda fallita che mi portò all'aeroporto su un taxi abusivo, con la giacca sdrucita che aveva visto tempi di splendore e che mi confessò di vivere su un divano in un sottoscala da un amico che gli dava ospitalità. Un dramma economico in cui il paese era precipitato di colpo dopo decenni di inscipiente cannibalismo di politici che aprivano sempre i loro discorsi inneggiando al Popolo e parlando solo in suo nome, osannati e amatissimi a cominciare da Evita il cui museo e la cui tomba è meta di continuo pellegrinaggio fin dagli anni in cui si cominciò ad aprire le voragini nelle fondamenta di quel paese un tempo ricchissimo. Eppure in quelle sale piene di ricordi e di fotografie di folle che applaudono, si ascoltano discorsi coinvolgenti in cui il Popolo e il suo interesse primario viene continuamente tirato in ballo.
Sono stato anche al cimitero a vedere la fila di quelli che continuano a portare un fiore; quando tu parli al Popolo quello ti crede, pensa davvero che tu ti stia sbattendo per lui e non per avere più potere, più soldi o più puttane. E quel Popolo se li è voluti e votati tutti, uno dopo l'altro, qualcuno nel frattempo il potere se lo è preso con la forza e la violenza, sempre in mome del Popolo però, intendiamoci. Poi ancora altri a fare solo gli interessi del Popolo, gente che aveva accumulato ricchezze enormi andata al potere per meglio conservarle ed aumentarle e altri beceri Masanielli che arrivavano allo stesso posto per lo stesso fine. Il risultato finale è stato quello che tutti hanno potuto vedere e comunque il Popolo lo ha poi scontato sulla sua stessa pelle. Così fate attenzione anche voi, mettete una specie di avvisatore automatico e quando scatta il numero quattro, vuol dire che quella parola è stata pronunciata già una volta di troppo; mi raccomando, allenatevi a stringere le chiappe per istinto e state in campana.
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