Magazine Racconti
Il Popsy è un locale sul crinale della collina (altro assaggio di romanzo...)
Da Foscasensi @foscasensiGli fu dato un cartoncino e attraversò un corridoio dalle pareti incrostate di specchi. L'aria sapeva quasi di borotalco. Nel riflesso notò un uomo più vecchio di quel che si aspettasse di vedere. In effetti, sembrava un altro. Aveva una finestra sui denti, le guance scorticate, gli occhi liquidi? Si fermò e valutò il profilo del suo vestito nuovo, che doveva essere cucito a mano. Ecco, questo gli dispiacque. Ma non c'era tempo, la porta si era aperta (chi l'aveva spalancata?), era entrato in una nuvola elettrica era nel pieno del rumore era molto buio la musica dava allo stomaco sulle pedane, pedane come gabbie, ballava una moltitudine di donne bianche, dai capelli di un qualche colore artificiale e la lunghezza ruffiana, i nasi, oh i piccoli sottilissimi nasi europei come tante fragole, come tanti pizzicotti di zucchero, le natiche di un'altra consistenza, più liquide forse delle nigeriane delle senegalesi delle congolesi ma chi se ne importa, un altro odore così poco generoso quello della loro pelle, un'altra costruzione dello scheletro, che in quel momento gli sembrò la cosa più armoniosa che potesse agitarsi sulla pista. Si gettò sul banco e ordinò a caso, la barista accostò alla bottiglia due seni di incredibili proporzioni. Aveva gli occhi stanchi, pochi capelli raccolti al sommo della testa e un grazioso modo di indossare il rossetto. Martino ne seguì il movimento delle mani mentre svitava il tappo, rosso (come poteva rendersene conto in quel buio?), e riempiva il bicchierino, la cosa aveva un sapore metallico, si fermò in bocca, bruciò quello che c'era dentro, scese in gola e scese nel tubo sottostante finché non precipitò in uno spazio che non era più possibile spiegarsi, si accese nelle budella, negli interstizi dei muscoli nella testa. Dio se era forte.
Aveva le budella in festa, avrebbe baciato sulla bocca la sua padrona di casa non gli sarebbe importato nulla di quanto fosse fredda la sua saliva, svuotati i suoi seni, notevole la sporcizia di quella pelle bianca, che sembra sempre nelle donne brutte un po' malata o un po' spregevole o sa di morto, l'avrebbe condotta sul suo materasso e l'avrebbe ringraziata per quel fottutissimo vestito.
Mentre pensava a queste cose nello sgabello accanto stava seduto un uomo. L'aveva avvicinato una ragazza del locale e si erano parlati nell'orecchio. L'uomo aveva abbandonato il bicchiere, l'aveva presa per la vita e si erano allontanati. Martino lasciò alla barista la carta della consumazione che aveva ricevuto all'ingresso e li seguì.
In fondo al Popsy c'era una parete di altezza indefinibile (era dipinta di scuro), e drappeggiata con tende da cinema. La ragazza, che ora teneva l'uomo per mano, era sparita dietro la tenda, l'uomo si era fermato sulla soglia e controllava qualcosa nel portafogli. La tenda da dietro si mosse, l'uomo si sbilanciò con dolcezza e subito riprese l'equilibrio. Martino intuì che la ragazza, da dentro, stesse trascinando l'uomo e che il vacillare dell'uomo fosse una concessione o una complicità. Sarebbe stato difficile smuoverlo senza che lui lo volesse: piantato per terra, di una statura insolita e un fisico da lavoratore era quel che si dice nella boxe un peso massimo. Ma in realtà Martino pensava a un ferroviere o un macellaio, uno di quegli uomini che quando sono stupidi hanno la faccia da cornuti, con gli occhi spenti e una mascella forse troppo maschile, rientrare a casa, scongelare una confezione di pesce fritto o affettare pane e formaggio, forse con una donna all'altro capo della tavola, forse dei figli, forse e più probabilmente al rumore del telegiornale della sera. E poi stappare una birra e portarla al bagno, lasciarla sulla tazza mentre si rade, e orinare stringendo le grandi natiche da bianco, e portare la bottiglia alla bocca e procedere alla lavanda del pene e dei testicoli, forse addirittura fare una doccia e indossare un profumo (qualsiasi), una camicia del mucchio di quelle pulite, calze sottili e mutande, non boxer, e un abito da quarantenne, finire la birra o buttare quella che avanza nel cesso, lasciare il vuoto sul davanzale del bagno, accendere l'auto e intanto che scalda il motore controllare allo specchietto i peli del naso, l'eventuale sporcizia fra i denti e di avere il cellulare su di pile, non sia mai che una ragazza dia il numero per essere trovata fuori, un altro giorno.
Potrebbero interessarti anche :
Possono interessarti anche questi articoli :
-
Le 5 cose da ricordare prima di venire a Melbourne, Australia
Sono arrivata in Australia da due giorni - credo, sono un po' confusa - e fra saluti ai familiari e rintontimento generale, ho già bisogno di mettere per... Leggere il seguito
Da Giulia Calli
DIARIO PERSONALE, TALENTI -
359° giorno – Ti va di parlare?
Ho in testa mille discorsi che più o meno iniziano tutti uguali, significano la stessa cosa, finiscono simili…e proseguono verso un imbuto da qualche parte nel... Leggere il seguito
Da Ayertosco
DIARIO PERSONALE, TALENTI -
La zattera della Medusa
Questo quadro parla di una giornata cominciata bene e finita male. Quando non si è previdenti, d’altronde, come possono andare le cose? Già dal titolo si capisc... Leggere il seguito
Da Aperturaastrappo
MUSICA, RACCONTI -
finale di partita
La serata si preannunciava bene: due coppie di amici che si autoinvitano in occasione delle grandi partite, niente cena ma stuzzichini per tutti: tartine,... Leggere il seguito
Da Loredana V.
OPINIONI, TALENTI -
Le dieci regole per vedere il proprio libro sugli scaffali delle librerie
Io ve lo dico, cari amici poeti, se volete successo e fama e soprattutto se mirate allo scaffale, poche regole e ben chiare: 1) imparate a cantare gridando 2)... Leggere il seguito
Da Chiara Lorenzetti
DIARIO PERSONALE, TALENTI -
Gente di Dublino (5 sketch da un addio al celibato)
1- Slontcha! C’è una zona a Dublino in cui di giorno troverete famigliole anglosassoni, scandinave, celtiche e mediterranee ivi Guinness for strength portate... Leggere il seguito
Da Nubifragi82
CULTURA, TALENTI