Io non ho un gran rapporto con la religione. Ho preso tutti i sacramenti cattolici quando ero bambina, più per dovere che per vera credenza, ma vado a messa solo per matrimoni e funerali, quando proprio non ne posso fare a meno, insomma. Credo, a modo mio, che ci sia qualcosa oltre questa nostra vita, ma non sopporto che siano dei dogmi di 2000 anni fa a dirmi che cosa sia giusto o sia sbagliato. Insomma, non credo molto nella chiesa, nel suo assolutismo, nel suo modo di affrontare le vicende del mondo, nel suo non cambiare mai posizione, nel suo giudicare, la maggior parte delle volte senza sapere. Detto questo però, non giudico chi invece è cattolico praticante, perché alla fine sono molto per il vivi e lascia vivere.Vista questa piccola premessa, non credo sia difficile immagine con quanta titubanza mi sia avvicinata a Il posto dei miracoli, un romanzo scritto da un'autrice cresciuta in una comunità religiosa, poi lasciata una volta diventata grande. Non ero nemmeno sicura di volerlo leggere, in realtà, ma poi la curiosità ha vinto sul sospetto e, con somma sorpresa, mi sono trovata di fronte a un romanzo davvero molto bello.
La storia è raccontata dal punto di vista di Judith, ragazzina undicenne la cui madre è morta dandola alla luce, che vive con suo padre e con lui frequenta un'associazione religiosa molto praticante, che obbliga i suoi membri a seguire tutti i suoi dettami, a leggere la Bibbia ogni sera, ad accettare tutto quello che arriva come volere di Dio e ad andare in giro a predicare, in vista dell'arrivo dell'Armageddon. Judith è una bambina ricca di immaginazione, con una fervida fantasia, che si scontra però con l'ostilità di alcuni suoi compagni di classe, che la prendono in giro, anche in modo abbastanza pesante, e la maltrattano per queste sue apparenti stranezze. Il padre non se la passa meglio, soprattutto da quando la sua fabbrica è entrata in sciopero e lui ha deciso di non aderirvi, perché non sta all'uomo ma a Dio decidere su queste cose. Judith e il padre vengono quindi presi di mira, con finestre rotte, alberi del giardino distrutti, fino all'appiccamento di un incendio davanti a casa. Tanti piccoli episodi che portano la fede del padre a vacillare. Judith invece si sente solo in colpa, perché teme che tutto quello che è successo sia dovuto a lei e al suo incredibile segreto: lei parla con Dio, che le ha trasmesso l'incredibile potere di fare miracoli. Miracoli però che le pare le si rivoltino contro.
Non sono sicura che il riassunto della trama riesca a rendere appieno tutto quello che il romanzo effettivamente narra. Da un lato c'è l'assolutismo, le incongruenze e le, scusatemi il termine, assurdità di certi gruppi religiosi troppo ferventi. Dall'altro la cattiveria, la discriminazione, l'incapacità di accettare qualcosa di diverso da quello che nella propria mente è considerato normale, che coinvolge alcuni degli abitanti della città e che porta ad episodi gravi, difficili da sopportare. E poi c'è Judith, la piccola Judith, che segue quello che suo padre le ha insegnato senza forse nemmeno capirlo del tutto, perché gli vuole bene e per lui sarebbe disposta a qualsiasi cosa, anche se questo qualcosa è effettivamente più grande di lei.
Il posto dei miracoli è un libro molto intenso, un libro che in alcuni punti fa parecchio male e che da tanto da pensare. Per cui, se come me avevate qualche pregiudizio, mettetelo da parte e leggetelo, perché ne vale davvero la pena.
Titolo: Il posto dei miracoliAutore: Grace McCleenTraduttore: Norman GobettiPagine: 293Anno di pubblicazione: 2013Editore: EinaudiISBN: 978-8806211035Prezzo di copertina: 18 €Acquista su amazonformato brossura: Il posto dei miracoliformato ebook: Il posto dei miracoli (Supercoralli)