Con la cultura non si mangia disse “l’illuminato” ministro Tremonti, vedendo il livello dei responsabili della cultura degli ultimi decenni non è difficile capirne il motivo….
Sono 39.146.400 gli italiani considerati “ignoranti”, il risultato di leggi scriteriate e politiche dissennate ci fanno risultare, dati OCSE, al terzultimo posto negli investimenti sulla conoscenza. A questo aggiungiamo leggi assurde che hanno fatto sì che, in un paese dove già si legge pochissimo normalmente, possano essere state introdotte leggi come quella che, sotto il governo Prodi, limitò gli sconti sui libri al 15% e l’altra, appunto chiamata anti-Amazon, che con la solita intesa bipartisan limitò ulteriormente la possibilità di incentivare la lettura e la vendita di testi. Nel paese delle lobbies, anche quella dei librai gode di pari dignità…. Altrettanto ovviamente sul fatto che libri stampati ed ebook abbiano due aliquote iva diverse, 4% sulla carta stampata e, ora, 22% sugli ebook, che nella totale ignoranza dei nostrani legislatori sono considerati prodotti informatici (sic). Per capirsi l’acquisto e lettura di libri in Italia è al 49% contro il 70% della Gran Bretagna e il 65% della Francia, con un crollo al 39% nel sud del paese.
“Un popolo ignorante è un popolo facile da ingannare”, sono parole di Ernesto Che Guevara, non possiamo vedere in queste parole fatti come il confermare l’acquisto di costosi e inutili F35 e tagliare contemporaneamente 300 milioni alle università? Il potere si mantiene lasciando il popolo bue in una palude di disinformazione e malainformazione, una massa di persone che fatica ad informarsi fuori dai canali ufficiali cui è facile far credere l’esistenza di armi di distruzione di massa degne della Spectre e scopertesi poi essere più o meno delle fionde. “Un popolo che vuole governarsi da sé deve armarsi del potere che procura l’informazione”, non sono parole dette da Lenin durante la Rivoluzione Russa, ma da James Madison, 4° Presidente degli Stati Uniti. Non possiamo lamentarci della situazione attuale se nell’era di internet e delle comunicazione globale si limitiamo a consultare Facebook o Twitter, se ci limitiamo all’uso unicamente ludico dello strumento social senza capirne e diffonderne il potere di condivisione dell’informazione come possiamo sperare di abbattere quel 70% che pesa come un macigno sul Bel Paese?