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Il potere delle definizoni

Da Mammapiky @mammapiky

IL POTERE DELLE DEFINIZONINon amo le definizioni, definire per me è limitare, circoscrivere e in qualche modo ridurre e sminuire. Ovviamente ancor meno amo definire le persone, i bambini, mio figlio.Come si fa a definire chi è sempre in evoluzione senza la certezza di sbagliare? Come si può solo pensare che una parola, possa racchiudere un intero mondo?
Tuttavia so che dare, un nome alle cose, spesso aiuta a comprenderle meglio, ne permette un'idea più chiara e facilita la soluzione, in caso di problema o presunto tale.
Bene, sulla base di questi presupposti, e dopo aver preso un bel po' di coraggio, mi verrebbe da dire che forse, forse, forse e ancora forse, mio figlio è un bambino amplificato, iperattivo per alcuni e vivace per me, fino a “ieri”.
Non so se il termine sia giusto, a dir la verità l'ho solo letto su internet e su qualche rivista a tema, se la diagnosi sia precisa, se sarebbe opportuno approfondirla o meglio lasciar fare alla natura, ma di certo Cestino è Cestino, amplificato o no, iperattivo o no.

Sono giunta a questa specie di conclusione dopo quasi tre anni di convivenza, tre anni di riflessioni inevitabili vissuti a fianco del suo io, dei suoi fare e dei suoi dire e metto un punto oggi a questa situazione, perché, l'imminente e felice arrivo, porterà di sicuro ulteriori scompigli e stravolgimenti di quelli che sono già equilibri precari costruiti con fatica. Un bambino è un bambino, mi dicono, i suoi ritmi sono veloci, la mente sempre in corsa e spesso anche le sue gambe... a me piace pensarla così, ascoltare queste parole e rassicurazioni, sapere che la mia/nostra situazione non è niente di più e niente di meno, di quella che vivono gli altri, ma so anche, in cuor mio, che questo non corrisponde al vero, non del tutto.
" Cestino è molto avanti per l’età che ha”. Questa la frase di consolazione che accompagna sempre il sottile sottinteso che il suo comportamento "strano" sia dettato dall'intelligenza. E la sua intelligenza io la capisco e la riconosco, da come si esprime, da quello che fa, dalla sua memoria e da tutto il suo essere se stesso. E' per noi un continuo rimanere stupiti, un dire "Ma è possibile?", "Ma l'ha detto sul serio?" e cose così...poi, però siamo anche consapevoli che non tutti vivono la stessa cosa, che di fianco allo stupore, c'è la fatica di stare al suo passo e, molte volte, c'è pure, l'incompetenza a farlo. Il non saper gestire dei momenti e nel non saperlo contenere in altri. Tutto questo forse ha un nome.
Il sonno e il suo personale percorso per arrivarci, ne è un esempio. Sconvolgere la routine, può portare solo ad averlo più sveglio di prima, una specie di loop, da dove non se ne esce se non in malo modo.
Il suo bisogno costante e assiduo di attenzione ne è un prosieguo. Ripetere la stessa frase, fino allo sfinimento, ti fa capire che non puoi distrarti, non puoi rallentare men che meno rilassarti. Lui è qui e tu sei qui per lui, una sua naturale estensione.
Metterlo in un ambiente diverso, sovraccaricato di stimoli, è una pessima idea, per lo meno fino a quando non l'avrà sufficientemente esplorato, e allora forse sarà tardi. Ha bisogno del suo spazio, di quello che conosce e che sa gestire e tu con lui, se non vuoi ritrovarti a ringraziare il we che sta per finire e che ti riporterà di nuovo, ma finalmente, al lavoro.
Il mio non è un lamento, è una preoccupazione. Amo profondamente mio figlio, mai lo vorrei diverso, la mia vita dopo di lui è solo migliorata. Dico sempre che ‘prima ero una donnina, ora sono una regina’, lui ha portato solo cose belle, una visione della vita speciale e unica. La consapevolezza che esiste un amore illimitato, che non chiede mai, ma da solamente... e il solo averlo vicino ricambia tutta la fatica.

Spesso però mi trovo a domandarmi se io ne sono all'altezza, se saprò stargli vicino come chiede, se saprò cogliere le sue necessità e innalzarmi al suo livello, per me, troppo spesso, irraggiungibile. Se allontanarmi a volte non serva più che stargli accanto.
Sono una mamma normale io, leggo riviste, m’informo, carpo consigli praticamente da chiunque... ma è sufficiente? Sufficiente per lui intendo? Lui con il suo comportamento mi sta parlando, io riesco a capirlo? Mi sta forse dicendo che devo fare di più? Di meno? E cosa? ...
No stavolta non sono gli ormoni della gravidanza a parlare per me, ma una riflessione confusa maturata in questi primi anni, che oggi sembra piano piano assumere contorni più definiti ma che ancora non comprendo del tutto.
Un post un po' contorto a dire il vero, ma la nebbia si sta alzando e chissà se tutto questo un giorno, avrà un nome.

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