Un mio post “quando è troppo”, post sulla preoccupazione della categoria dei restauratori per un assurdo bando, ha raggiunto in una manciata di ore più di 400 letture e parecchi like nelle pagine Facebook dove lo avevo postato.
Un successo per un piccolo blog di arte e pensieri del quotidiano, nessuna velleità letteraria né di talento, che mi porta a riflettere sul vero valore dei numeri e delle statistiche.
Ci crogioliamo tutti in questo calderone acceso delle lusinghe e del successo in rete; siamo lusingati se le nostre cose vengono lette, condivise, apprezzate. E più siamo considerati e più scriviamo in una smania di onnipotenza. Vuoi qualche apprezzamento in più? Mostra un decoltè, aggiungi qualche insulto, parolaccia, morte. Decapita se vuoi raggiungere il massimo.
Ma a cosa serve tutto questo like virtuale se poi alla sera torni a casa e sei solo?
Se non hai amici, non sei capace di tenerti un amore, di costruire una famiglia? Se hai amici e li rifuggi? Se sei solo e nessuno ti chiama?
Se non hai nessuno che si preoccupa per te, e se lo hai, lo allontani?
Leggo tante solitudini in rete stese sui fili di approvazioni virtuali.
Chiara