Il pranzo di Babette è un menù del valore di 10.000 franchi che viene servito a
dodici commensali puritani la cui dieta abituale è a base di stoccafisso, zuppa di birra e pane. Per i puritani una mensa di lusso è peccaminosa.
La protagonista del racconto, Babette, cucina il suo pranzo con lo stesso intento con cui l’artista realizza l’opera d’arte che lo renderà indimenticato. La grazia è infinita, e ciò che nella vita puritana è stato respinto – cioè il lusso -, viene versato con abbondanza: “misericordia e verità si sono incontrate, rettitudine e felicità si sono baciate”. Queste le parole del generale Galliffet a fine cena.Lo stesso generale, ricordando i tempi del Cafè Anglais, dice che la donna che cucinava in quel ristorante – desumiamo che Babette sia stata la cuoca -, aveva trasformato un pranzo in una avventura nobile in cui non si distinguevano più la sazietà del corpo e dello spirito.
Il piatto che genera più di tutti questa riflessione è il Cailles en sarcophage.
Giorgina D'Amato