Magazine Psicologia

Il Pregiudizio

Da Drmazzani
Il Pregiudizio Sono annoiato dal pregiudizio, la sua invadenza nelle relazioni, quando si ipertrofizza, è spesso asfissiante.
Il pregiudizio è l'a-priori della conoscenza, è l'aspetto fondamentale che ci consente di poter indirizzare la nostra attenzione su un qualcosa, senza di esso non ci potrebbe essere relazione, poiché non avremmo "quel qualcosa" di conoscitivo che ci permetterebbe di fare ...
anticipazioni e di verificarle.
Il nostro comportamento è una sorta di attenzione scientifica: ipotesi e verifica, la quale ci consente di modificare la propria conoscenza (le anticipazioni) a seguito dei dati raccolti. E' proprio tale processo, nel suo normale funzionamento, che ci da la possibilità d'incrementare la personale capacità previsionale.
La nostra intelligenza non è altro che anticipazioni su di sé e sul mondo, nonché elaborazione dei dati personali messi a confronto. In pratica, la nostra capacità di costruire se stessi e il mondo, è dovuta al continuo interscambio tra noi e lo stesso, e all'essere cognitivamente suscettibili di adeguamento per il risultante utile adattamento, e il tutto alla luce della personale costante pregiudiziale (l'immagine concettuale su di sé, la coerenza di significato personale).
Il punto, dunque, è il raggiungimento degli obiettivi adattivi, che in condizioni ottimali, a seguito: dell'incremento di conoscenza, dell'aumento della ricchezza di dati conoscitivi, della risultante maggiore complessità cognitiva, ci conducono a un più efficace orientamento con una più scandita identità personale.
Nella quotidianità, però, spesso i processi adattivi d'incremento previsionale rallentano o in estremis si bloccano, e l'aspetto della rigidità nevrotica con l'eccessivo bisogno di costanza autorappresentativa, acquistano un così tanto spazio ed espressione nella relazionale con l'altro, da costituire, anche se ingannevolmente, quel minimo, ma utile, conferma di dati di significato personale (il proprio orientamento pregiudiziale).
E' la ristrettezza del proprio angolo osservazione (il bisogno nevrotico di conferma di sé), che ci rende conoscitivamente limitati e fortemente resistenti.
La rigidità del sistema mentale, deve, paradossalmente, la propria ragion d'essere alla sua importanza evoluzionistica, è proprio tale rigidità che consente all'individuo di avere la propria identità personale (caratteristica costante nel tempo) con la quale potersi orientare, riconoscersi e interagire.
Pensate ad una persona con un sistema di conoscenza che non possegga dell'inerzia al cambiamento, questa sarebbe, di fatto, un individuo estremamente indifeso, incapace di prevedere efficacemente sé stesso e il mondo, e nel contempo, non avendo una solida identità, sarebbe maggiormente vulnerabile alla psicopatologia.
E' proprio per tali ragioni che spesso l'aspetto "rigidità" di un sistema mentale, di fronte alle "pericolose" perturbazioni del mondo, aumenta la sua carateristica di immodificabilità, acuendo così il suo carattere pregiudiziale.
Siamo, quindi, di fronte ad un sistema individuale, che per ragioni difensive (ipertrofiche), si schiera rigidamente di fronte all'altro diverso da sè, che è visto tanto più perturbativo quanto più la diversità è costruita come minaccia!
Mazzani Maurizi
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