Magazine Cultura

Il premio Italo Calvino: più ombre che luci

Creato il 10 ottobre 2014 da Anima Di Carta
Il premio Italo Calvino: più ombre che luci L'intervista che vi presento oggi è un po' particolare. Si tratta della testimonianza di una persona che ha partecipato quest'anno al Premio Italo Calvino, che come forse saprete è un concorso tra i più prestigiosi riservati agli scrittori esordienti. Per ragioni di privacy l'intervistato ha scelto di restare anonimo (qui lo chiamerò Michele), ma ha voluto far conoscere la sua esperienza, che in qualche modo getta un'ombra per niente lusinghiera su questo famoso concorso.
Il nostro testimone ha presentato un'opera mai pubblicata con un editore tradizionale, come stabilisce il regolamento. Un comitato di lettura composto da nomi celebri, pubblicati sul sito del Premio, legge le opere proposte. Il passaggio successivo prevede la selezione dei finalisti, premiati nel corso di una cerimonia, e dei segnalati, cioè coloro che vengono menzionati per opere degne di nota. Perlomeno secondo quanto asserito nel sito, sia i finalisti che i segnalati hanno ottime possibilità di ricevere una proposta di pubblicazione da case editrici. A tutti i partecipanti viene inviata una scheda di valutazione dell’opera, indipendentemente dal loro piazzamento.
Michele ha quindi atteso i risultati del concorso, annunciati sul sito del Premio nel mese di giugno con qualche ritardo rispetto ai tempi. Ha quindi appreso di non essere entrato a far parte della rosa dei finalisti, e nemmeno di quella dei segnalati. Non è stata quella, tuttavia, la causa del suo stupore. Nel mese di luglio ha ricevuto, infatti, la scheda di valutazione dove venivano usati toni ben lontani dall'obbiettività che ci si potrebbe aspettare in un concorso di un tale livello.
Prima di tutto l'opera veniva giudicata (come poi si spiegherà anche nell'intervista) sulla base non tanto del testo vero e proprio ma di una nota finale aggiunta dall'autore stesso per spiegare com'era nata la storia. Inoltre, si faceva riferimento più volte e in modo denigratorio ad alcuni elementi di carattere spirituale presenti nella storia, con un giudizio del tutto parziale. Per farvi un'idea, immaginate per esempio di essere atei convinti e che il romanzo citi l'immortalità dell'anima: valutereste la storia con toni sarcastici perché non condividete questa ipotesi? O, viceversa, immaginate di essere credenti e di ricevere l’opera di un agnostico e, indipendentemente dal contenuto, di rigettarla sulla base delle vostre convinzioni. Personalmente trovo che sia davvero poco serio avanzare delle critiche di questo genere al contenuto di un romanzo e, peggio ancora, usare il sarcasmo.
Ho avuto modo di leggere anche io questa scheda, ma per ragioni di privacy non è possibile pubblicarla. So di persone che inviano ogni anno il loro manoscritto a questo concorso, non solo con la speranza di vedere il loro nome tra i finalisti, ma di ricevere questa famosa scheda di valutazione, in modo da capire quanto valga quello che hanno scritto. Ma a questo punto dubito che valga la pena di partecipare, vista la totale mancanza di una critica oggettiva.
Infine, non che questo conti, ma ho letto anche io il romanzo che concorreva e posso assicurarvi che meritava come minimo di risultare tra i finalisti.
Ma ora bando alle mie chiacchiere, vi lascio all'intervista con Michele.

Il premio Italo Calvino: più ombre che luci

Statua dell'Arcangelo Michele

1) Come introduzione, vuoi raccontarci brevemente qualcosa del tuo percorso letterario? Prima di arrivare al Calvino, avevi già pubblicato o partecipato a concorsi?
Ti ringrazio per questa prima domanda. Il mio percorso letterario si svolge ormai da parecchio tempo, in quanto ho sempre scritto fin dalla mia prima gioventù. Dal che si capisce che non sono un autore… in erba. Inoltre, sì, avevo già partecipato a concorsi con alterne fortune, conseguendo vincite oppure ottimi piazzamenti. Considero lo strumento del concorso come una strada valida quanto un’altra per mettersi in gioco. Soprattutto non ho mai sindacato il giudizio espresso dalle varie giurie, anche se non è stato a me favorevole o si è risolto in un nulla di fatto. Ho anche considerato del massimo interesse la lettura di una scheda critica ben costruita, perché mi ha permesso di crescere sia come scrittore sia come essere umano.
Per inciso posso raccontare anche di aver partecipato a un concorso letterario di provincia, in qualità di membro della giuria. Per una volta ho potuto quindi trovarmi dall’altro lato della barricata e cominciare a capire i meccanismi che regolano i concorsi.
2) Che tipo di aspettative avevi riguardo alla partecipazione a questo concorso?
Piuttosto alte, non lo nascondo. I motivi che mi hanno convinto a partecipare erano essenzialmente due: il concorso è noto e assicura visibilità presso le case editrici e un’amica scrittrice, che aveva letto il romanzo, aveva insistito affinché lo inviassi. Altre persone hanno caldeggiato la mia partecipazione. Speravo non tanto in una vincita, quanto in un ingresso nella rosa dei segnalati, e contavo quantomeno in una scheda critica bene argomentata sul mio lavoro, sia al positivo che al negativo.
3) Vuoi dirci di più sull'opera che ha partecipato al concorso? Si trattava di un inedito? Quali motivi ti hanno indotto a proporre questo romanzo?
Per partecipare al Premio Italo Calvino occorre essere esordienti assoluti, cioè non avere mai pubblicato con casa editrice. Sono ammesse però opere autopubblicate, e la mia ne fa parte. Anche l'autopubblicazione può essere un buon banco di prova perché ti permette di uscire dalla cerchia protettiva di parenti e amici e cominciare a mettersi in discussione su un territorio un po' più vasto. Ti permette anche di capire i tuoi errori per pubblicare nuove edizioni più corrette.
Proprio sulla base di riscontri, per la maggior parte positivi, tra cui quelli menzionati, ho scelto questo romanzo particolare perché mi sembrava potesse essere gradito sia in termini di contenuti che di lunghezza. Si tratta infatti di un romanzo insieme avventuroso ed esoterico di circa 270 pagine.
4) La partecipazione al concorso comporta una quota di iscrizione. Come viene calcolata?
La partecipazione non è stata a buon mercato. Ci sono due modalità di invio del manoscritto: per testi inferiori alle seicentomila battute (spazi inclusi) come il mio, la quota di iscrizione è di 80 euro. Se si desidera avvalersi del servizio di stampa delle copie cartacee, vale a dire della modalità di caricamento del file nel sito del Premio, per lo stesso numero di battute c’è una maggiorazione di 18 euro. Ho quindi pagato in totale 98 euro.
Per testi superiori alle seicentomila battute (spazi inclusi) la quota di iscrizione è di 120 euro + euro 18 per il servizio di stampa. Il totale ammonta quindi a 138 euro.
5) La partecipazione al concorso prevede una valutazione sotto forma di "scheda", nella quale viene analizzato e giudicato il testo sulla base di criteri idealmente oggettivi. Vuoi parlarci della scheda di lettura da te ricevuta, relativa al tuo romanzo?
Data la levatura del premio e il notevole esborso per parteciparvi, mi aspettavo di ricevere certamente una scheda più ricca. La scheda, purtroppo non pubblicabile come dicevi poc’anzi, si compone di trentasei righe, in otto delle quali sono ripresi passaggi dal mio romanzo. Abbiamo quindi un totale di ventotto righe di puro commento sul contenuto, da parte del cosiddetto Comitato di Lettura.
Al di là, però, del numero delle righe (dove si può dire tanto in poco spazio), quello che mi ha lasciato di stucco è stato il contenuto della scheda. In tono sarcastico, infatti, il primo paragrafo irride la genesi dell’opera. Ho commesso io, forse, l’ingenuità di mandare il romanzo allegando anche le note dell’autore dove spiegavo la mia teoria sulla sua nascita, ma certamente non mi aspettavo un giudizio a partire da una postfazione. Togliendo quindi altre sette righe di questo tenore, ne abbiamo altre ventuno sul contenuto. Qui il giudizio, invece, si fa positivo e lusinghiero in massima parte, sia come trama che come stile, ma come se fosse espresso di malavoglia e a denti stretti (non solo a mio parere ma anche di altri che hanno letto la scheda).
Nell’ultimo paragrafo si dice inoltre che il romanzo è “un po’ lungo”, ma non si capisce sulla base di che cosa, dato che non si precisano i punti in cui si sarebbe allungato inutilmente. Insomma, una scheda critica molto povera e insoddisfacente – e anche ai limiti dell’offensivo nel primo paragrafo.

6) Dopo questa tua esperienza, parteciperai ancora a concorsi?

Questa vicenda mi ha lasciato davvero l’amaro in bocca. Al momento, mi ha tolto la voglia di partecipare a concorsi, celebri o meno che siano. Con il tempo può darsi che cambi idea, ma al momento non ho più intenzione di battere questa strada, perché se l’atteggiamento “politico” è questo, significa che il giudizio su un’opera non potrà mai essere del tutto imparziale.
Ringrazio Michele per aver condiviso questa vicenda, con l'augurio che il suo romanzo trovi altre strade per il successo.
Se volete rivolgergli qualche domanda per approfondire quanto ci ha raccontato, potete farlo qui e vi risponderà nei limiti del possibile. Oppure potete scrivere a me e gli girerò in privato il messaggio.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :