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Il presepe, tra arte e tradizione

Creato il 09 dicembre 2011 da Yellowflate @yellowflate

Il presepe, tra arte e tradizione foto mediterranews.orgL’antica tradizione del presepe è un’iniziativa ancora molto sentita e la sua realizzazione, anche se casalinga, desidera mantenere viva questa consuetudine sia come simbolo della propria credenza religiosa, sia come rappresentazione della quotidianità del lavoro e della storia comune.

La tradizione, prevalentemente italiana, risale all’epoca di San Francesco d’Assisi che nel 1223 realizzò a Greccio la prima rappresentazione vivente della Natività. Dal XVII secolo il presepe iniziò a diffondersi anche nelle case dei nobili, grazie all’invito del papa durante il Concilio di Trento poiché nel presepe vedeva una forte capacità di trasmettere la fede.

Dobbiamo aspettare il Settecento per avere un grande sviluppo dei presepi scolpiti; fu proprio in questo secolo, infatti, che si formarono le grandi tradizioni presepistiche: quella del presepe napoletano, quella del presepe genovese e quella del presepe bolognese. In questo periodo si diffusero anche i presepi nelle case, che, in particolare a Napoli, divenne una vera e propria competizione fra le famiglie nobili: intere camere dei loro appartamenti erano il palcoscenico della natività e le statue rappresentative erano coperte di capi finissimi di tessuti pregiati e scintillanti gioielli autentici. Solo fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento il presepe arriverà negli appartamenti di molte famiglie, ovviamente in maniera meno appariscente, resistendo così fino ai giorni nostri.

Il presepe è di per sè una rappresentazione ricca di simboli. Alcuni di questi

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provengono direttamente dal racconto evangelico. Altri elementi appartengono ad una iconografia propria dell’arte sacra.Molti particolari scenografici nei personaggi e nelle ambientazioni del presepe traggono inoltre ispirazione dai Vangeli apocrifi e da altre tradizioni.

Nella rappresentazione della natività, tutto è simbologia: la stalla rappresenta la povertà e la miseria. Giuseppe è l’intelletto. Il Bue rappresenta il principio generativo ( simbolo della fertilità e fecondità ), la forza sessuale; l’asino invece raffigura la personalità, la natura inferiore dell’uomo.
Il significato della presenza nella stalla del bue e dell’asinello è in realtà molto profonda: il loro soffio è vita, lo stesso soffio mediante il quale Dio ha dato l’anima al primo uomo.

Anche l’immagine della grotta è un ricorrente simbolo mistico e religioso per molti popoli soprattutto in quelli del settore mediorientali: Mitra, una divinità persiana, sarebbe nato da una pietra. I Magi invece derivano dal Vangelo di Matteo e dal Vangelo armeno dell’infanzia. Controverso è stato nel tempo il numero e il nome di questi sapienti orientali: il vangelo fa i nomi di tre sacerdoti persiani (Melkon, Gaspar e Balthasar), ma fu definitivamente stabilito il numero di tre, come pure i doni da loro offerti, da un decreto papale di Leone I Magno, mentre prima di allora oscillava fra due e dodici.

Alcuni aspetti del presepe di oggi derivano da tradizioni molto più recenti. Il presepe napoletano, per esempio, aggiunge alla scena molti personaggi popolari, osterie, commercianti e case tipiche dei borghi agricoli, pur non mancando la simbologia, infatti il male è rappresentato nell’osteria e nei suoi avventori, mentre il personaggio di Ciccibacco, che porta il vino in un

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carretto con le botti, impersona il Diavolo.

Nel presepe bolognese, invece, vengono aggiunti alcuni personaggi tipici, la Meraviglia, il Dormiglione e, di recente, la Curiosa.

In quello tradizionale di Genova , secondo forse solo a quello di Napoli, troviamo l’introduzione di manichini snodati in legno e volti in creta, finemente rifiniti, e rivestiti con abiti in tessuto. La fantasia degli artisti si sbizzarrisce nella rappresentazione dei magi e del loro magnificente seguito, formato di personaggi di ogni razza e fattezza e persino di creature mitologiche come gli unicorni.


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