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Il Presidente

Creato il 01 gennaio 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

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459px-Presidente_Napolitanodi Rina Brundu. Una regia da Blair Witch Project ha contribuito, ieri sera, a dare un senso quasi drammatico al discorso di fine anno del Presidente della Repubblica. Un discorso atipico, politicamente distopico nell’Italia del rituale teatrino politico, mediaticamente bislacco causa quel gioco sconclusionato di inquadrature, primi piani, piani medi, dentro i quali si proponeva il viso largo, insolitamente arrossato, forse agitato, di Giorgio Napolitano.

Un discorso che è cominciato con un colpo sottile, sebbene non sorprendente, alla disfida populista grilliana; un discorso che – in virtù di questo particolare taglio – è sembrato, all’inizio, mite, rassegnata, proposizione; mite, rassegnata, opposizione di storie di vite anonime, particolari, rappresentative delle vicende difficili e private di tutti quei cittadini che il Capo dello Stato deve rappresentare. Di tutti quei cittadini che non hanno perso la speranza e si rivolgono a lui, riconoscendo in lui il Presidente.

Un discorso che dopo l’ultima storia raccontata avrebbe forse dovuto fermarsi lì ma che è invece continuato; un discorso che, dopo numerosi giri di parole, ha sferrato un colpo di coda forse più scontato ma che ha colpito nel segno per la sua strana eloquenza che, si comprendeva, non veniva da un’arte retorica consumata – come si è fatto onere di puntualizzare un ex-Ministro della Repubblica – quanto piuttosto da un “sentire” interno molto partecipe. E profondo. Dal “sentire” di un uomo, un rappresentante delle nostre istituzioni, che mercé gli 8 anni spesi ad interpretare il suo ruolo non era più  il vecchio uomo di partito, ma che era indubbiamente il Presidente.

C’era dunque un che di delicato e molto rispettabile in questo signore quasi novantenne, in questo nostro nonno costretto – da ridicole campagne pseudopolitiche e da campagne giornalistiche assolutamente disdicevoli, inopportune, sconvenienti quando non immorali – a difendersi, ad affermare l’ovvio e a fare il captioning dell’evidenza; ovvero, a ribadire che si era accollato l’onere di un nuovo settennato solo dopo reiterate insistenze di tutte quelle parti politiche responsabili di avere portato il Paese ad uno stallo senza precedenti; ad assicurare che il suo mandato era a termine e che non sarebbe durato “un giorno di più” del necessario.

Sventurato quel popolo che ha bisogno di eroi diceva il grande drammaturgo tedesco Bertold Brecht. Lo stesso Brecht che asseriva che chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia è un delinquente. Proprio come si dovrebbe sentire ogni italiano di buona volontà in questo day-after, mentre il processo di redenzione, sfumati i bagordi da ultimo dell’anno, appare davvero molto lontano.

Featured image, Giorgio Napolitano.

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