Quando i padri costituenti dettero vita alla nostra architettura istituzionale, depennarono il progetto presidenzialista proprio per evitare, loro ancora scioccati dall’esperienza mussoliniano-fascista, la concentrazione del potere nelle mani di una singola persona e di un singolo circuito ideologico. Il nostro sistema presente potrà risultare obsoleto e farraginoso (anche per la balcanizzazione del panorama partitico) ma rimane l’unica diga alla deriva autoritaristica. Il problema derivante da un assetto di tipo presidenziale (quale?), inoltre, non risiede soltanto nell’attribuzione al singolo di una porzione eccessiva di facoltà decisionali, ma anche nel conferimento alla “massa” del potere di dare il potere, senza il filtraggio costituito e garantito dai partiti. In un Paese come l’Italia, condizionato da un sistema mediatico mal distribuito e preda delle proprietà politiche, questa prerogativa oclocratica concessa al popolo non può che spaventare. Proprio per questo l’arcoriano desidera il presidenzialismo, perché sa che i cittadini elettori, suggestionati e manipolati dal suo arsenale mediatico, lo eleggerebbero, pur alle soglie dei novanta, al Colle, regalandogli quello che cerca: l’immunità.