Magazine Curiosità
Già nel recente passato mi sono imbattuto ed ho raccontato storie di preti “montanari”.Il prete che amava le vipere nella valle del Devero ed il prete di Cicogna che riuscì a catturare l’aquila (non un’aquila ma l’aquila).Nei mesi scorsi, parlando con un antico abitante delle nostre montagne, mi sono imbattuto nella romantica storia di un prete cocciuto e di un suo amico falegname. Pensarono bene che due alberi sotto i piedi potevano cambiare la vita di coloro che abitavano una valle isolata come la Formazza.Parliamo degli inizi del secolo scorso, prima del grande sfruttamento energetico di quel pezzo di mondo.Valle di confine.Prete di confine, come forse non esistono più.Il prete era don Rocco Beltrami.La storia con la S maiuscola non si ricorda di lui. La storia con la minuscola poco riporta, eppure fu il primo a salire la punta d’Arbola con li sci due anni prima del leggendario Marcel Kurz. Non salì solo, al seguito vi erano una decina di parrocchiani; persone che poi avrebbero utilizzato quello strumento per scopi sportivi e culturali.Inventò quello che noi oggi chiamiamo scialpinismo; eppure quasi nessuno lo ricorda.La storia si ricorda di lui come primo allenatore dello ski club Formazza, team che per molto tempo dominò la scena nazionale a livello agonistico.A noi poco interessa.Interessa notare l’importanza del Beltrami nella storia.La letteratura si è impigrita a speculare sull’importanza dello sci come strumento di sviluppo del contrabbando. Falso.Lo sci fu un aiuto per gli sfrosittnelle lunghe discese autunnali e primaverili; ma non possiamo lasciare che la storia si concluda in questo modo.Lo sci fu strumento di libertà. Aiuto alla congiunzione di popoli.Amico alla trasmigrazione delle culture.Sostegno per lo sviluppo idroelettrico negli anni a seguire le vicende del nostro prete.Al Beltrami il grande merito di aver capito che un paio di assi sotto i piedi potevano donarti la libertà.Alla Letteratura contemporanea lasciamo pensare che gli sci furono primo strumento di sostegno al contrabbando. Qualcuno di loro ha mai attraversato l’Arbola? Hanno ma risalito lungo i tornanti scavati dalla fatica del passo del Gries?
Fabio Casalini