Don Piero Corsi, il prete che aveva giustificato il femminicidio, lascia l’abito talare dopo una notte insonne. Le scuse pubbliche.
“Le donne e il femminicidio. Facciano sana autocritica, quante volte provocano?”. Questo il titolo del volantino affisso in bacheca nella parrocchia di Don Piero Corsi, e prontamente rimosso dal vescovo de La Spezia.
Furiose ondate di indignazione si erano levate da tutto il web, con forti critiche al prelato per le sue affermazioni. La bufera di polemiche è diventata difficilmente gestibile e ha travolto la Curia.
Pronta la replica di Don Piero Corsi. Che fa un passo indietro e procede alle scuse pubbliche:
Voglio scusarmi con tutti per quella che voleva essere soltanto una imprudente “provocazione”. In particolare mi voglio scusare con tutte quelle donne che si siano sentite offese in qualche modo dalle mie parole. Affronterò con serenità le decisioni della Curia.
Intanto, lascia l’abito talare e si rimette alle decisioni della Curia:
Dopo una notte insonne per il dolore e il rimorso per la giusta polemica causata dalla mia “imprudente provocazione” comunico che ho deciso di mettere da parte l’abito talare, del quale mi sento indegno.
Purtroppo, non si tratta di un caso isolato. Affermazioni del genere, sul femminicidio, la violenza sessuale, l’omofobia e la pedofilia, giungono da più parti nella comunità ecclesiastica.
Pontifex, blog ultraintegralista cattolico, aveva pubblicato in un articolo l’opinione sul femminicidio, da cui sembra aver attinto Don Luigi Carsi per il proprio volantino.
E come dimenticare il vescovo belga André-Joseph Léonard, che per le sue affermazioni omofobe (aveva sostenuto che l’AIDS fosse un “tipo di giustizia immanente” per chi “tratta in modo inappropriato il senso profondo dell’amore umano”) si è beccato una torta in faccia da una giovane ragazza. Ed è stato comunque “premiato” dal pontefice Benedetto XVI, come afferma lo stesso Pontifex.
E ancora il vescovo spagnolo, Juan Antonio Reig Pla, denunciato per incitamento all’odio dopo le sue affermazioni omofobe nel corso di un’omelia. Oppure Padre Groeschel, che - parlando di pedofilia - definisce i preti come vittime dei ragazzini che li seducono.
Ci sarebbe una lunga lista di casi del genere. Episodi tutt’altro che isolati, in una società moderna che deve mettere al centro del dibattito sociale e politico questi temi di estrema importanza: violenza contro le donne, omofobia e pedofilia.